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Napoli, 15 settembre 2009 - LE RAGIONI DELL’ASTENSIONE
Gli Avvocati si asterranno dalle udienze penali che si terranno negli Uffici Giudiziari del Distretto della Corte di Appello di Napoli nei giorni 16, 17, 18 e 21 settembre 2009, anche per protestare contro la gravissima violazione dei diritti umani negli Istituti di Pena e l’inerzia del Governo che non adotta provvedimenti per far fronte ad un’allarmante ed illegale situazione divenuta insostenibile e che, giorno dopo giorno, peggiora.
Al 1° settembre 2009, il numero dei detenuti era di 63.981 unità, di cui 30.440 ancora imputati, in attesa di una sentenza definitiva. Più del 47% dei detenuti è, pertanto, “presunto innocente”, in quanto non è stato raggiunto da alcuna condanna passata in giudicato (Dati Ministero della Giustizia).
La capienza regolamentare degli Istituti prevede 43.262 posti. Lo stesso Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, però, nel dichiarare che molti Istituti sono fuori dalla Costituzione, ha precisato che tale capienza è solo virtuale, perché, nella realtà, per ragioni strutturali e per mancanza di personale, si può contare effettivamente solo su 37.742 posti (audizione del Ministro alla Camera il 14 ottobre 2008). Vi sono, pertanto, 26.239 presenze in più di quello che la legge consentirebbe.
Il numero totale delle celle è 28.828, di cui solo 4.763 sono a norma (poco più del 15%).
La media d’ingressi mensile è pari a circa 1.000 detenuti al mese.
Il sovraffollamento e lo stato delle strutture penitenziarie (il 20% è stato realizzato tra il 1200 ed il 1500, mentre un altro 30% risale all’800), costringe i detenuti a vivere in numero anche di 8, 10, 12 in una stessa cella, che può essere di 6-8 metri quadrati. Vi sono celle più grandi, così detti “cameroni” di 12-16 metri quadrati, che sono occupate da 15 ed anche più detenuti.
Si è chiusi in tali spazi angusti per 22 ore (è consentita solo un’ora di aria la mattina ed una il pomeriggio). Si dorme su letti a castello a tre ed anche a quattro piani. Spesso manca la spazio materiale per scendere tutti dal letto. Vi è un bagno comune nella stessa cella, sprovvisto di porta. In alcuni Istituti i detenuti dormono per terra, perché non vi sono letti.
Dal 2003, la Camera Penale di Napoli, con l’Associazione “Il Carcere Possibile Onlus”, denuncia questo stato di cose, contrario a principi costituzionali ed in violazione dell’Ordinamento Penitenziario.
Al di là del rispetto di quanto stabilito dall’art. 27 della Costituzione - le pene devono tendere alla rieducazione del condannato (per ogni 1.000 detenuti c’è un educatore) - oggi non sono garantite le più elementari norme igieniche e sanitarie, in quanto si è costretti a vivere in uno spazio che non corrisponde a quello minimo vitale, con una riduzione della mobilità che è causa di patologie specifiche.
Si parla in questi giorni della campagna di vaccinazione contro il virus A/N1H1, che, nei prossimi mesi, riguarderà alcune categorie a rischio, ma nessuno si è posto il problema di cosa potrebbe avvenire nelle carceri, ai detenuti, agli agenti di polizia penitenziaria, ai volontari ed ai loro familiari. Gli Istituti di pena rappresentano tutte le criticità per far ritenere, proprio in questi luoghi, una priorità l’emergenza A/N1H1.
La sanità penitenziaria è al collasso, per mancanza di risorse e per il passaggio di competenze alle AA.SS.LL, che non sono in grado, per carenze e difficoltà pregresse, di affrontare una realtà così complessa. Anche per interventi urgenti ed improcrastinabili i detenuti sono costretti a restare in attesa, per mesi, in cella, pur dichiarati temporaneamente incompatibili con il regime carcerario;
I suicidi dall’inizio dell’anno sono più di 50, con una media di un suicidio ogni 6 giorni. Circa 4.000 gli atti di autolesionismo registrati nel 2009.
I rapporti tra detenuti e famiglia sono, di fatto, annullati. Un’ora di colloquio a settimana, svolto in condizioni tali da non consentire una reale relazione affettiva. I familiari, per poter incontrare il loro congiunto nella Casa Circondariale di Poggioreale, sono costretti a file interminabili che hanno inizio alle tre del mattino, all’esterno delle mura, per poter effettuare il colloquio a metà mattinata.
L’inerzia del Governo è totale. Non vengono adottati provvedimenti che possano porre fine, o quanto meno limitare, l’aumento di presenze negli Istituti. Prendendo spunto, invece, da isolati fatti di cronaca e recependo istanze giustizialiste endogene, si sono, in modo propagandistico, aumentate le pene per reati dove già ampia era la forbice sanzionatoria; introdotto automatismi valutativi finendo così’ per burocratizzare la determinazione della sanzione, difatti sottraendola al potere modulatorio del Giudice quale apprezzamento del fatto in concreto; sussunto nell’area dell’illecito penale, condotte che certamente non raggiungono quella soglia di disvalore sociale, idonea a conferire alle stesse diritto di cittadinanza nell’ordinamento positivo secondo i principi ispiratori del diritto penale.
Il “Piano Straordinario del Governo” per affrontare il sovraffollamento, che prevede la costruzione di nuove strutture e di nuovi padiglioni nelle aree verdi degli Istituti già esistenti, manifesta, ancora una volta, la mancanza di una volontà politica ad affrontare con serietà i problemi legati alla detenzione; in quanto è stato già chiarito che non vi sono i fondi per applicare il “piano” e che una parte dovrebbe essere finanziata con la Cassa delle Ammende, la cui finalità è invece investire in progetti educativi. Vi sono già 5.000 posti disponibili per accogliere detenuti, non utilizzati per mancanza di risorse economiche per il personale e quanto necessario per aprire le strutture.
Nuove carceri vanno costruite, ma per eliminare alcune di quelle esistenti, oggi fatiscenti e non recuperabili. Mentre l’iniziativa è del tutto inutile per affrontare il problema del sovraffollamento, in quanto per l’incremento progressivo e costante della popolazione detenuta, si dovrebbe continuare a costruire all’infinito;
La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha stigmatizzato i trattamenti disumani e degradanti a cui sono sottoposti i detenuti in Italia.
Con l’astensione gli Avvocati chiedono
1. di incentivare immediatamente le risorse economiche che possano consentire il rispetto della legge anche negli istituti di pena;
2. un’azione riformatrice che tenga presente :
A) IL RICORSO A PENE ALTERNATIVE AL CARCERE
Le statistiche hanno costantemente dimostrato che il detenuto che sconta la pena con una misura alternativa ha un tasso di recidiva bassissimo, mentre chi sconta la pena in carcere torna a delinquere, con una percentuale del 70%.
B) LA RIFORMA DEL PROCESSO PENALE
Quasi il 50% dei detenuti è in attesa di giudizio. Il ricorso sempre più ricorrente alla misura cautelare in carcere e la durata dei processi produce questo dato abnorme. Occorre mantenere le garanzie del “giusto processo”, ridurre i tempi di celebrazione e non ritenere che la misura cautelare sia la vera pena da scontare
C) L’EFFETTIVO VALORE DELLA RILEVANZA PENALE
Nonostante l’emergenza, la politica del Governo va sempre più verso una maggiore carcerazione, con una riduzione proporzionale della discrezionalità del Magistrato. Molte ipotesi di reato vengono inutilmente aggravate per facili consensi e sull’onda di fatti di cronaca che hanno allarmato l’opinione pubblica.
L’astensione giunge dopo un lungo periodo di “stato di agitazione” sui medesimi temi e dopo l’esposto denuncia depositato da “Il Carcere Possibile Onlus” alla Procura della Repubblica di Napoli, il 16 giugno 2009.
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