Dossier "Morire di carcere" - I primi sei mesi dell'anno si chiudono con un bilancio da "bollettino di guerra" per le carceri italiane: in 181 giorni sono morti 89 detenuti (1 ogni 2 giorni, in media) e 34 di loro si sono suicidati.
In 10 anni (2000-2009) i "morti di carcere" sono stati 1.449 e sembrano esserci le premesse perché a fine anno la "quota" di 1.500 sia raggiunta e superata. Nello stesso periodo i detenuti suicidi sono stati 514, con un massimo storico nel 2001 (69 casi), che quest'anno "rischia" anch'esso di essere oltrepassato.
Precisiamo che i dati relativi al 2009 rappresentano una "anticipazione", rispetto a quelli del Ministero della Giustizia (diffusi solitamente con notevole ritardo), mentre quelli riferiti agli anni precedenti sono "ufficiali", ma il nostro Dossier ha appunto l'obiettivo di tenere desta l'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica sulle "morti di carcere".
Non si tratta soltanto di "numeri"
La portata del dramma che quotidianamente si consuma nelle nostre prigioni si comprende meglio guardando oltre le statistiche, per capire chi sono questi detenuti e come muoiono.
Vincenzo Nappo, si è ucciso il 9 giugno: era internato nell'Opg di Aversa e affetto da un grave tumore che lo aveva molto debilitato. Perché rimaneva chiuso in carcere, nelle sue condizioni di salute? La stessa domanda viene spontanea per Anna Nuvoloni, seminferma di mente, rinchiusa nel reparto "Casa di Cura e Custodia" del carcere di Sollicciano, dove è morta (sembra) soffocata da una mozzarella (!?). Aveva 40 anni e doveva essere scarcerata a fine luglio.
L'immigrato 30enne che si è impiccato in una Caserma dei Carabinieri nel brindisino non è nemmeno arrivato al carcere: era in "cella di sicurezza" perché accusato del furto di una bicicletta… chissà se il giudice (che non ha fatto in tempo a vedere) avrebbe convalidato l'arresto.
Altre vicende "al limite" nelle carceri di Poggioreale e di Benevento, dove sono morti per "cause naturali" due detenuti coetanei: entrambi avevano 79 anni e, gravemente ammalati, da tempo chiedevano una misura alternativa alla detenzione, per potersi curare... o anche solo per "morire liberi".
Vicende quasi incredibili ed anzi credibilissime, in un sistema penitenziario nel quale più della metà dei detenuti è in custodia cautelare (quindi "presunto innocente") e, tra i condannati, 9.000 hanno pene inferiori a 1 anno. Un sistema nel quale la metà dei carcerati è affetto da forme di epatite, il 30% è tossicodipendente, il 10% malato di mente, il 5% ha l'hiv.
E, per completare il quadro, c'è il sovraffollamento: in celle da 10 mq vivono anche 6-8 detenuti, in molti istituti costretti a dormire su "materassi a terra" perché non c'è posto per le brande (e neanche ci sono brande…).
Ed i suicidi diventano più numerosi se l'affollamento aumenta e le condizioni di vita nelle celle peggiorano: nel primo semestre del 2007, quando a seguito dell'indulto la capienza delle carceri era ancora rispettata, i suicidi furono 19, nel primo semestre del 2008 diventano 20, quest'anno sono stati 34.
Tra i 34 detenuti suicidi 20 erano italiani e 14 stranieri. 10 avevano un'età compresa tra i 20 e i 29 anni; 14 tra i 30 e i 39 anni; 6 tra i 40 e i 49 anni; 2 tra i 50 e i 59 anni; 2 avevano più di 60 anni.
Francesco Morelli, curatore del Dossier
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