06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito è disponibile la seconda...
 
LE NUOVE PROPOSTE DEL DIPARTIMENTO: I MILITARI PER CONTROLLARE GLI ISTITUTI DI PENA E "CELLE APERTE" CONTRO IL CALDO
Soldati-sentinella per la vigilanza esterna e sui muri di cinta. Detenuti all'aria perchè non muoiano - nel vero senso della parola - di caldo nelle celle
 

Dopo il fantasioso "piano-carceri" irrealizzabile per mancanza di fondi, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria propone di utilizzare l'esercito per i servizi esterni di controllo, al fine di recuperare un certo numero di agenti di polizia penitenziaria da destinare alle strutture già esistenti , ma che non si possono aprire per mancanza di personale. Ancora una volta ecco apparire i soldati-tappabuchi dei problemi italiani, che non si risolvono con una corretta politica. Come per la sicurezza-sociale nelle città a rischio, anche per le carceri s'invocano i militari.
Per combattere il caldo, poi,  il Dipartimento invita i provveditori ad «aprire» le celle, a far trascorrere ai detenuti non pericolosi la maggior parte della giornata in aree destinate alle attività sportive e ricreative o lungo i «passeggi». In cella dovrebbero tornare solo per dormire, e se il caldo è eccessivo sarà consentito aprire «i blindati anche oltre l’orario». Ma allora le celle possono restare aperte ed i detenuti trascorrere il loro tempo fuori da spazi angusti ed a volte inesistenti ? Perchè farlo solo se la temperatura sale ?

In calce l'articolo pubblicato su "IL MATTINO" di oggi:

IL MATTINO - 9 luglio 2009 - pag. 11:

SILVIA BAROCCI Roma. Se le carceri sono sovraffollate come non mai dal dopoguerra ad oggi (63.789 contro una soglia regolamentare di 43.201) e i poliziotti penitenziari scarseggiano (dovrebbero essere 45.109 ma di fatto sono 40.334), perché non fare ricorso ai militari nella vigilanza esterna e sui muri di cinta degli istituti a maggior rischio sicurezza? A proporlo al ministro della Giustizia Angelino Alfano è il capo del Dap, dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta, alle prese con una situazione già critica che, in estate, col caldo, sta esplodendo. Ma i fondi per assumere più agenti o per aprire nuove carceri scarseggiano e vanno trovate al più presto soluzioni tampone. Perciò Ionta, nominato dal governo commissario straordinario per l’edilizia carceraria, ha deciso di non affidare la ricerca di soluzioni al solo piano che ha consegnato lo scorso maggio al Guardasigilli Alfano, ma ha avanzato la proposta dei soldati-sentinella per «liberare» circa un migliaio di agenti penitenziari da impiegare dentro gli istituti o per potere aprire quei padiglioni nuovi fino ad oggi inutilizzati a causa della mancanza di personale. L’idea non è nuova: nel ’93 una richiesta analoga arrivò sul tavolo dell'allora ministro della Difesa Salvo Andò. Non se ne fece nulla. A tentare la stessa soluzione fu nel 2000 il Guardasigilli Piero Fassino, che pensò ai militari di leva ma che subì l’altolà del collega della Difesa Sergio Mattarella, disponibile solo a concedere gli ausiliari. Un buco nell’acqua anche quello. Ma dal momento che l’indulto del 2007 ha esaurito i suoi effetti, dei palliativi vanno trovati, soprattutto quando il caldo diventa insopportabile. Così Ionta, con il capo della direzione generale detenuti, Sebastiano Ardita, ha firmato una circolare di 16 pagine per sollecitare i provveditori ad «aprire» le celle, vale a dire far trascorrere ai detenuti non pericolosi la maggior parte della giornata in aree destinate alle attività sportive e ricreative o lungo i «passeggi». In cella dovrebbero tornare solo per dormire, e se il caldo è eccessivo sarà consentito aprire «i blindati anche oltre l’orario». In carcere, si sa, il rischio di suicidi o gesti autolesionistici aumenta d’estate. Gli agenti - è scritto nella circolare - dovranno essere attenti a che i detenuti non acquistino scatolame di latta o metallo, che i fornellini siano regolamentari e che i tossicodipendenti siano tenuti sotto controllo. Nel frattempo, la protesta monta ed è ora tenuta sotto controllo al Dap da un nuovo gruppo di lavoro di sei persone. Tra i 30 istituti dove quotidianamente i detenuti fanno sciopero del vitto e battono contro le inferriate ci sono il carcere di Lanciano (da 7 giorni), Napoli Secondigliano, Reggio Emilia, Rebibbia, Genova-Marassi, Como, Ascoli, Piacenza, Saluzzo, Catania, Palermo, Pisa, Verona e Venezia. «Siamo troppo pochi per poter agire con tempestività. Serve l’esercito», chiedono ad Alfano i sindacati Osapp e Sappe, che ieri con le più importanti sigle sindacali hanno manifestato a Bologna. A ICmperia è evaso un tunisino eludendo la saorveglianza. Il Dap sembra aver accolto la loro richiesta. Nella lettera che Ionta ha inviato ad Alfano si chiede di considerare le carceri tra gli obiettivi sensibili su cui la sorveglianza sia fatta dai militari che verrebbero impiegati solo per la sorveglianza esterna delle carceri più a rischio, con detenuti in carcere duro). Ora Alfano dovrà convincere il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.