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Napoli, 16 maggio 2009 ---------------Illustrato il Piano Straordinario del Governo per affrontare il sovraffollamento negli Istituti di Pena. Si prevedono "carceri galleggianti", che potrebbero essere pronte in 2 anni; la costruzione di nuovi padiglioni, nelle aree verdi delle carceri già esistenti, la costruzione di nuovi Istituti. Occorrerebbero 1 miliardo e mezzo di Euro, allo stato vi sono solo 200 milioni, mentre altri 130 potrebbero essere presi dalla Cassa delle Ammende.
La "parola chiave" di questa "Notizia" è stata indicata con una serie di "????????", perchè se pensavano di essere alla frutta, oggi siamo ancora più pessimisti.
Abbiamo da tempo sostenuto che la costruzione di nuovi Istituti non risolverebbe mai il problema del sovraffollamento ed ancora una volta il Governo manifesta la mancanza di una volontà politica ad affrontare con serietà i problemi legati alla detenzione. Va altresì ribadito che già ci sono 5.000 posti disponibili, non utilizzati per mancanza di risorse economiche per il personale e quanto necessario per aprire le strutture. A Reggio Calabria c’è un Istituto nuovo mai utilizzato.
L’inutilità del programma – non realizzabile per mancanza di fondi – fa comunque comprendere come il Governo abbia un totale disinteresse per le condizioni di vivibilità all’interno degli Istituti. La programmata riduzione delle aree verdi ed il prelevamento dei fondi della Cassa delle Ammende, istituzionalmente destinati a programmi rieducativi, per la costruzione di nuove strutture, l’ipotizzata realizzazione di navi-carcere, già bocciata in altri Paesi per carenza di condizioni igieniche, fanno emergere chiaramente che le scelte politiche vanno in un’unica direzione: repressione senza alcuna possibilità di programmi di reinserimento. Si costruiscano nuovi spazi e si “butti la chiave”.
Nuove strutture vanno si costruite, ma per eliminare quelle esistenti, che sono fuori-legge ed irrecuperabili. Non a caso “Il Carcere Possibile Onlus”, unitamente all’ACEN ed alla Facoltà d’Ingegneria Federico II, ha promosso, nel 2007, un Concorso per la progettazione di un “Carcere Possibile”, ecosostenibile e finanziato dai privati.
L’intervento urgente va fatto, ma in tutt’altra direzione. Il costante aumento del numero d’ingressi, infatti, porterebbe a costruire continuamente nuove carceri all’infinito. I rimedi devono essere altri e devono incidere direttamente sulla permanenza in carcere.
E’ necessario :
1. IL RICORSO A PENE ALTERNATIVE AL CARCERE
Le statistiche hanno costantemente dimostrato che il detenuto che sconta la pena con una misura alternativa ha un tasso di recidiva bassissimo, mentre chi sconta la pena in carcere torna a delinquere, con una percentuale del 70%. Alessandro Margara, storico Magistrato di Sorveglianza ed alcuni anni fa Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sosteneva “Senza misure alternative recidiva ed insicurezza aumentano”. Siamo assolutamente d’accordo. Occorre convincere l’opinione pubblica che con le pene alternative si abbattono i costi della detenzione, si riduce la possibilità che il detenuto commetta nuovi reati con aumento della sicurezza sociale. Si sconfigge il deleterio “ozio del detenuto”, che invece potrebbe essere avviato a lavori socialmente utili con diretto vantaggio per l’intera comunità.
Tali misure, nate come possibilità di reinserimento per il detenuto, sono in effetti veri e propri sistemi di controllo degli stessi. Si pensi ad esempio alla “liberazione anticipata” (45gg.in meno, ogni 6 mesi), che potrebbe essere concessa solo a chi ha partecipato ad un programma rieducativo, ma che in realtà viene applicata al detenuto che non ha dato fastidio, che cioè ha oziato, sopportato tutto, senza protestare.
2. LA RIFORMA DEL PROCESSO PENALE
Il 60% dei detenuti sono in attesa di giudizio. Il ricorso sempre più ricorrente alla misura cautelare in carcere e la durata dei processi produce questo dato abnorme con “presunti innocenti” che scontano pene disumane. Occorre, mantenendo le garanzie del “giusto processo”, ridurre i tempi di celebrazione e non ritenere che la misura cautelare sia la vera pena da scontare.
3. DARE EFFETTIVO VALORE ALLA RILEVANZA PENALE
Nonostante l’emergenza, la politica del Governo va sempre di più verso una maggiore carcerazione, con una riduzione proporzionale della discrezionalità del Magistrato. Molte ipotesi di reato vengono inutilmente aggravate per facili consensi e sull’onda di fatti di cronaca che hanno allarmato l’opinione pubblica. Alcune fattispecie vanno poi depenalizzate, perché troverebbero nella sanzione amministrativa un corretto deterrente.
Alleghiamo il comunicato stampa del SAPPE sul "Piano"
COMUNICATO STAMPA SAPPE
"Per quello che ci è dato sapere da indiscrezioni giornalistiche - perché nessuno ha pensato di raccogliere la disponibilità nostra e delle altre Organizzazioni sindacali del Corpo a collaborare alla stesura del cosiddetto Piano Ionta finalizzato a predisporre interventi straordinari sul sistema penitenziario, per altro neppure trasmesso ai Sindacati, disponibilità sulla quale era assolutamente convinto il Ministro della Giustizia Alfano – ci sembra che il Piano carceri predisposto dal Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria Ionta e presentato al Ministro Alfano sia tutto fumo e niente arrosto. Stando alle stesse fonti, il Piano straordinario non prende in considerazione le ipotesi di un maggiore ricorso all’area penale esterna per le pene più brevi avvalendosi di sistemi di controllo anche elettronici (come ad esempio il braccialetto elettronico) né la differenziazione dei circuiti penitenziari rispetto alla pericolosità dei detenuti. Non ci sembra si parli di assumere nuovo Personale di Polizia penitenziaria – Corpo oggi sotto organico di ben 5mila e 500 unità – nonostante si preveda un piano di aumento di 18mila posti letto, distribuiti in 18 regioni, di cui 5mila a regime a partire dal prossimo anno. Si aumenta insomma il numero dei detenuti – che oggi hanno già raggiunto la cifra vertiginosa degli oltre 62mila presenti – ma non quello degli Agenti che devono controllarli: è semplicemente paradossale.
Ci sono cose, nel piano carceri, davvero singolari. Si parla di copertura economica delle strutture penitenziarie in via di completamento e si cita ad esempio quella di Savona: un falso (o un errore) clamoroso. Della costruzione di un nuovo carcere nella città ligure si parla da decenni, ma ci sono voluti vent’anni solo per decidere dove farlo. Neppure è stata messa la classica prima pietra. Come si fa a parlare di struttura penitenziaria in via di completamento? L’unica cosa davvero singolare direttamente collegata al Piano carceri è l’improvviso cambio dei numeri riferiti all’attuale capienza regolamentare e tollerabile delle 206 carceri italiane. Al 31 marzo 2009 quella regolamentare era pari a 43.239 posti e la tollerabile 63.685 posti. Oggi ci risulta – fonte il sito di informazione di settore www.pianetacarcere.it - che la capienza regolamentare è arrivata a 48mila posti e quella tollerabile a 70mila posti. Possibile che al DAP si siano avvalsi di un prestigiatore o di un illusionista?"
Segreteria Generale
Roma, 6 maggio 2009
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