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Se un Istituto di pena con 50 detenuti non si riesce a gestire è' colpa dei 25 Enni? |
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Se un Istituto di pena con 50 detenuti non si riesce a gestire è' colpa dei 25enni? |
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09/09/2016
La strada per una detenzione conforme alla Legge è sempre in salita
I commenti che ha suscitato la rivolta di alcuni giorni fa, nell’istituto minorile di Airola, dimostrano, ancora una volta, che la strada per una detenzione conforme alla Legge è sempre in salita. In realtà sembra che dietro certe posizioni, assunte in questi giorni, si nasconda il desiderio inconfessabile di buttare la chiave per chi, minore o meno, abbia sbagliato.
I commenti che ha suscitato la rivolta di alcuni giorni fa, nell’istituto minorile di Airola, dimostrano, ancora una volta, che la strada per una detenzione conforme alla Legge è sempre in salita. Il percorso è lungo, faticoso, accidentato e la méta sempre più lontana, quasi invisibile e non si sa se effettivamente raggiungibile. Che in un carcere possa avvenire una protesta, anche violenta, crediamo sia prevedibile. Viste le condizioni in cui versano alcuni istituti, potrebbe essere addirittura scontato. Le ragioni possono essere diverse. Le fonti sempre uniche, quelle dell’Amministrazione Penitenziaria, a cui si rivolgono i cronisti per avere notizie sull’accaduto. A scatenare gli incidenti sarebbe stato il mancato arrivo delle sigarette o il vitto scadente. Altri, invece, riferiscono di una manifestazione di forza da parte dei clan della criminalità organizzata che si sono formati all’interno dell’istituto. I sindacati di Polizia Penitenziaria denunciano che gli istituti minorili sono diventati gli “atenei del crimine” e che la riforma del 2014, che consente la presenza anche di detenuti venticinquenni, ha creato enormi problemi di convivenza. In mancanza, allo stato, di fonti certe, diamo per scontato che quanto avvenuto nel minorile beneventano, sia dovuto effettivamente alla prepotente presenza di ragazzi ormai adulti. Va innanzitutto evidenziato che i detenuti negli istituti minorili sono di gran lunga inferiori, rispetto a quelli per adulti. Nel caso specifico di Airola, al momento della ribellione erano presenti 49 detenuti, di cui 37 minorenni e 12 maggiorenni. Un numero di persone che non dovrebbe destare alcune preoccupazione per un’Amministrazione efficiente, in grado – e messa in grado – di applicare Leggi e Regolamenti. Polizia Penitenziaria, Educatori, Assistenti Sociali, Volontari, dovrebbero avere continuamente il polso della situazione. Il Magistrato di Sorveglianza dovrebbe vigilare e conoscere la personalità di ogni ragazzo. Se tutto questo avvenisse, la situazione sarebbe davvero sotto controllo e le eventuali “teste calde” sarebbero isolate dai loro stessi compagni di sventura, incentivati ad effettuare il percorso trattamentale previsto dalla Legge. Questa e solo questa la soluzione. Le altre, quelle sbandierate da sindacati e promosse da titoli di giornali allarmistici (“Carceri Minorili riempite di adulti. Uno su sei ha più di 18 anni”), sarebbero un rimedio peggiore del male e davvero incentiverebbero la scuola del crimine. Per il giovane condannato adulto (21/25 anni), che ha commesso il reato quando era minorenne, si aprirebbero le porte del carcere ordinario, oggi, come ieri, vero e proprio deserto di legalità, rispetto agli istituti minorili. Per coloro, poi, che, minorenni, sono già detenuti e stanno svolgendo attività rieducativa, ma hanno la sventura di compiere 21 anni, tale percorso sarebbe interrotto bruscamente per dover entrare nell’inferno degli adulti. In realtà sembra che dietro certe posizioni, assunte in questi giorni, si nasconda il desiderio inconfessabile di buttare la chiave per chi, minore o meno, abbia sbagliato. I penalisti contrasteranno sempre questa ideologia, ben nascosta e contra legem e, anche se la strada è in salita, continueranno a percorrerla.
Roma, 9 settembre 2016
Avv. Riccardo Polidoro |
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