Osservatorio Carcere e Carcere Possibile in visita a Poggioreale
Visita a Poggioreale
Circondariale di Napoli Poggioreale G.Salvia - 30 maggio 2016
CASA CIRCONDARIALE DI NAPOLI-POGGIOREALE “G.SALVIA”
30 maggio 2016
La delegazione dell’Osservatorio Carcere dell’ U.C.P.I., composta dal Responsabile Avv. Riccardo Polidoro, e dai componenti il direttivo Avv. Fabio Bognanni, Avv. Ninfa Renzini, Avv. Gabriele Terranova e Avv. Renato Vigna ha visitato il 30 maggio 2016 la Casa Circondariale di Napoli –Poggioreale. Presenti anche il Vice-presidente dell’Unione, Avv. Domenico Ciruzzi e i rappresentanti della Camera Penale di Napoli e de “Il Carcere Possibile Onlus” , Avv. Marialessandra Cangiano, Avv. Sabina Coppola, Avv. Angelo Mastrocola e Avv. Tommaso Pelliccia. Segnalati dall’ Osservatorio Giovani UCPI, hanno partecipato alla visita l’Avv. Attilio Borricelli e l’Avv. Anna Chiara Iovane .
Il direttore Dott. Antonio Fullone, unitamente al dirigente dell’Area Trattamentale Dott. Formisano, ha ricevuto gli Avvocati nella sala conferenze. Presente alla visita anche il Magistrato di Sorveglianza, Dott.ssa Monica Amirante.
L’ “Osservatorio Carcere” aveva già visitato l’Istituto il 30 novembre 2012.
E’ stato immediatamente affrontato il tema dell’annunciata vendita dell’istituto, notizia pubblicata, con grande evidenza, sul quotidiano “La Repubblica” due giorni prima, il 28 maggio. Alcuna comunicazione è pervenuta alla direzione e soprattutto è stato evidenziato che vi sono imponenti lavori in corso e 15 milioni di euro già stanziati per continuare la ristrutturazione in atto. In questo palese contrasto, emerge la certezza che sul tema della detenzione in Italia l’attenzione deve essere sempre e costantemente alta. Inoltre la vendita per costruire altra struttura in periferia, sarebbe in contrapposizione con i lavori degli Stati Generali dell’ Esecuzione Penale, che hanno indicato la strada di un carcere integrato con il territorio. Posizione condivisa dall’ Osservatorio Carcere UCPI, che è favorevole alla dismissione e vendita degli istituti fatiscenti, ma per consentire il finanziamento di misure alternative al carcere. La pena detentiva deve sempre più diventare residuale, in favore di un nuovo catalogo di pene, che comprenda misure alternative, oggi dette di comunità. Sarebbe opportuno definirle “pene alternative”, al fine di chiarire che sono comunque “pene”.
L’istituto è, dunque, interessato da lavori in corso. Nei primi giorni di giugno aprirà il Padiglione Torino e verrà chiuso il Venezia, poi sarà la volta del Salerno. I tecnici stanno anche valutando il miglioramento delle aree destinate al “passeggio”, secondo i progetti presentati da “Il Carcere Possibile” Onlus della Camera Penale di Napoli e dalla Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Federico II.
Il sovraffollamento permane, ma non vi sono più le 3.000 presenze degli anni passati. Il 30 novembre 2012, quando l’Osservatorio visitò Poggioreale le presenze erano 2694. Tra il 2014 e il 2015 non si è mai superato il numero di 2000 detenuti. Desta allarme, però, una tendenza in crescita dall’inizio del 2016. Al momento della visita le presenze sono 2035, a fronte di una capienza di 1640 unità, ridotta a 1500 per i lavori in corso. Il sovraffollamento è , dunque, di 516 detenuti .
Non vi è la possibilità di far accedere tutti al trattamento, né tanto meno al lavoro. Fondamentale e indispensabile il contributo del volontariato. Gravissima la mancanza di spazi in comune , che non consente la socialità.
Solo il 60% dei presenti usufruisce del regime “aperto” (otto ore con il cancello della stanza aperto), che però si concretizza nella sola possibilità di passeggio nel corridoio, per i molti che non svolgono alcuna attività. Il restante 40% resta nelle celle , con la possibilità di uscire solo per le due ore d’aria. Il regime “aperto” è impedito anche per ragioni strutturali, in quanto alcuni padiglioni – come il Napoli – sono su più livelli, ma senza solai che li dividono e le stanze affacciano quindi su uno stretto corridoio.
Quanto visto contrasta con la recente nota del Dipartimento, in cui si dichiara che negli istituti di pena il 95% dei detenuti è a “regime aperto”.
Non è ancora in funzione il sistema di schede per le telefonate, circostanza che limita molto la possibilità di usufruire del contatto con l’esterno.
Le cucine sono due. Ma quella del Centro Clinico serve solo tale struttura e prepara cibi per diete particolari. Ha una potenzialità di 350 pasti al giorno. L’altra, che serve l’intero istituto, deve, pertanto fornire il resto dei pasti, circa 1700. La qualità ovviamente ne risente. La maggior parte dei detenuti cucina nelle stanze e non mangia il cibo fornito dall’amministrazione. Nei reparti non ancora oggetto di ristrutturazione, sono costretti a usare lo strettissimo bagno – dove vi è il solo water e il lavandino - per cucinare e lavare le stoviglie. Nei prossimi lavori di ristrutturazione sono previste altre due cucine.
Nel visitare il Centro Clinico, la delegazione ha incontrato il Dirigente Sanitario, Dott. Bruno Di Benedetto che ha riferito che sono stati investiti circa 2 milioni di euro per migliorare la struttura ed è in corso una gara per l’attrezzatura radiologica. Vi è carenza di personale, dovuta anche al frequente turn over. Gravissima la situazione per i ricoveri all’esterno. Attese dai 3 mesi ai 2 anni, nonostante l’urgenza dei casi.
L’istituto è diviso in padiglioni che hanno il nome di città : Napoli, Milano, Livorno, Genova, Torino, Venezia, Avellino, Firenze, Salerno, Roma, più un padiglione denominato Italia.
Il Torino, come abbiamo detto, è stato interessato a lavori di ristrutturazione, iniziati la scorsa estate e sarà riaperto a breve. Stanze con bagno fornito di doccia. Vi è un ambiente separato per cucinare.
Il Venezia è davvero indecente. Il contrasto tra i due padiglioni, posti, tra l’altro, vicini, è raccapricciante. Il bagno è piccolissimo, con il solo water e lavandino. I detenuti vi cucinano e gli alimenti e le stoviglie sono ivi riposti. Muri fatiscenti e umidi. Non è possibile il regime celle aperte. Situazione igienico-sanitaria oltre i limiti di guardia. Un vero scandalo. Il Direttore riferisce che, nei prossimi giorni, le persone del Venezia saranno trasferiti nel rinnovato Torino, anche per consentire i lavori di ristrutturazione del padiglione, non più rinviabili.
Il Napoli è anch’esso in pessime condizioni . Muri scrostati, umidità dappertutto. Non è possibile il regime “celle aperte”, anche per il limitatissimo spazio esterno, in quanto la struttura si sviluppa su tre livelli, ma senza solai di divisione.
Il Roma, che ai primi due piani ospita tossicodipendenti e all’ultimo i sex-offender , è pure esso invivibile. Il bagno, in pratica non esiste, in quanto water e lavandino sono separati dal resto della stanza da una sporca tenda di fortuna. A questi elementi si aggiunge la presenza del solo blindato, senza il cancello. Circostanza questa che limita moltissimo l’ ingresso di luce e il ricambio d’aria.
L’Italia, che ospita i lavoranti, ha la particolarità di avere i blindati in legno. Anche qui i bagni delle stanze sono senza doccia.
Le aree di passeggio sono prive di tutto e consistono in spazi ricavati tra un padiglione e l’altro, dove i detenuti possono solo camminare. In caso di pioggia o di sole caldo, una piccola tettoia li ripara. Come abbiamo già riferito, per queste aree, vi sono progetti di rifacimento.
La situazione logistica, dunque, è in piccola parte migliorata. Ma vi sono ancora moltissime criticità, in violazione di legge. L’aumento delle presenze registrato in questi ultimi mesi, desta un giustificato allarme. Oggi Poggioreale è ancora per la maggior parte dei detenuti invivibile. Solo un immediato intervento di ristrutturazione, accompagnato ad una drastica riduzione del numero di presenze (ben al di sotto di quello ritenuto regolamentare) , potrebbe recuperare alla legalità la storica struttura napoletana. Vi è moltissimo spazio , che va sfruttato non per stipare detenuti, ma per gestire attività di recupero. Questa la strada da seguire. Va detto che l’attuale direzione fa il possibile per limitare gli enormi disagi, dovuti alle innumerevoli carenze logistiche e alla mancanza di risorse.
Il trattamento è riservato a pochissime persone. Vi è una falegnameria che fornisce gli arredi a molti istituti. Vi è una tipografia. Un laboratorio per l’arte presepiale. Vengono effettuati corsi di teatro, d’informatica, di cucina . La maggior parte delle attività è affidata al volontariato.
Nel 1998 è stato realizzato un tunnel di collegamento tra l’istituto ed il Palazzo di Giustizia, che consente il trasferimento dei detenuti, senza uscire dal carcere. Ma il tunnel, di 900 metri, deve necessariamente essere percorso comunque con i blindati, vista la lunghezza. Vi è, inoltre, il problema che spesso si allaga, in quanto posto a ben 16 metri sotto il livello del piano stradale, perché deve passare sotto la linea della metropolitana.