BECKETT ON AIR: Recensione dell'Avv. Tommaso Pellicoa Vice Presidente de Il Carcere Possibile Onlus
BECKETT ON AIR
Dopo l’anteprima a Nisida , la undicesima edizione della rassegna di Teatro organizzata da Carcere Possibile, ha visto presso il teatro S.Ferdinando il suo debutto con lo spettacolo Beckett on Air, messo in scena dai detenuti del carcere di Poggioreale con la regia di Teatri InGestAzione.
Lavoro liberamente tratto da un radiodramma scritto nel 1956 da Beckett, su commissione della BBC,che proprio in quegli anni sperimentava tale nuova formula espressiva.
Beckett, fresco del successo di Aspettando Godot, aderì all’esperimento dando alla luce Tutti quelli che cadono (il titolo è ripreso dal Salmo 154) un lavoro concepito esclusivamente per la esecuzione in forma di radiodramma.
Partendo da questa peculiarità Anna Gesualdi e Giovanni Trono di TeatrIngestAzione mettono in scena una spettacolo di straniante e singolare intensità.
Il centro della scena, lo spettacolo inizia direttamente con gli attori sul palco senza alcuna apertura o chiusura di sipario, è occupato da una radio,la quale trasmette incessantemente brani del radiodramma recitati da alcuni dei detenuti di Poggioreale che hanno partecipato ai laboratori teatrali: tale forma di singolare “presenza assenza” è determinata dal fatto che, come era noto fin dall’inizio dei laboratori, a questi detenuti non sarebbe stato concesso il permesso di partecipare alla rappresentazione in teatro.
I temi trattati dagli attori “presenti/assenti” sono quelli peculiari del teatro Beckettiano; il nonsense, l’inutilità e l’assurdità dell’ esistenza, l’inutilità di ogni sforzo ed azione.
Anche l’azione scenica contribuisce allo straniamento; gli attori , travisati con parrucche e cappelli, sul palco non fanno o dicono assolutamente nulla se non rovinare lentamente e inesorabilmente in terra.
Vibrante il finale; dall’alto di un trespolo che domina la scena un attore , vestito né da uomo né da donna, mima il canto di un brano registrato in una lingua inventata e priva di senso.
Certamente si tratta di un lavoro di non facile fruizione vista la sua concettualità, e che rischia di non essere facilmente compreso da chi non abbia un minimo di dimestichezza con le categorie del teatro sperimentale contemporaneo.
E’ da ritenersi comunque un passo in avanti rispetto al valore della rassegna. Se si vuole che la manifestazione oltre a dare testimonianza dell’importantissimo lavoro svolto in sede rieducativa dai detenuti, divenga un veicolo di spettacoli che abbiano un valore artistico e teatrale in se’, non si può che salutare favorevolmente un lavoro di tal sorta.
D’altronde TeatrIngestAzione, che nelle precedenti edizioni della rassegna avevano sempre presentato lavori fatti con gli internati dell’OPG di Aversa, ci avevano già abituato a rappresentazioni di singolare e vibrante bellezza.
Avv. Tommaso Pelliccia
Vice Presidente de Il Carcere Possibile Onlus