06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito č disponibile la seconda...
 
I GARANTI E L'INTRODUZIONE DEL REATO DI TORTURA NEL CODICE PENALE ITALIANO
Dopo vent'anni si provveda
 

Buscemi (Segretario generale Conferenza nazionale dei Garanti regionali dei diritti dei detenuti): la tortura fisica e psichica è indegna di un paese civile . Il Parlamento discuta ed approvi le proposte di legge volte ad introdurre il reato di tortura nel Codice Penale italiano

L’Avv. Lino Buscemi, (Segretario generale Conferenza nazionale dei Garanti regionali dei diritti dei detenuti) intervenendo il 5 dicembre 2008, a Reggio Calabria (Palazzo della Provincia), al I Convegno nazionale sul tema “la governance della pena. I Garanti ed i diritti della libertà” si è soffermato, unitamente al Prof. Mauro Palma, Presidente del Comitato prevenzione tortura del Consiglio d’Europa, sull’attualissimo tema dell’introduzione del reato di tortura nell’Ordinamento giuridico italiano.
“L’Italia - ha affermato Buscemi – nel 1988 ha ratificato la Convenzione ONU contro la tortura del 1984 ed ha sottoscritto l’apposita Convenzione Europea. Due impegni e dichiarazioni solenni che definiscono il concetto di tortura fisica e psichica, senza mezzi termini, e con l’intento di sottolinearne l’incompatibilità con i valori civili, morali, culturali e politici assai diffusi nelle grandi democrazie dove la tutela dei diritti umani costituisce impegno prioritario dei governi e delle intere società. Il Parlamento del nostro Paese è in ritardo (troppo!) ed ha il dovere, dopo 20 anni, di onorare gli impegni presi dall’Italia, in sede internazionale, approvando una legge che introduca il reato di tortura nel Codice Penale italiano. Non si capisce perché, pur in presenza di diverse proposte di legge presentate in questa legislatura da esponenti di tutti gli schieramenti politici, si continui a ritardare il compimento di un atto politico e legislativo assai rilevante che colmerebbe un vuoto normativo. La tortura – ha proseguito Buscemi – è ampiamente praticata e ne sanno qualcosa quelli che l’hanno subita e la continuano a subire fuori e dentro le carceri. Occorre una incisiva norma giuridica non solo per consentire agli operatori della giustizia di agire efficacemente, ma anche per evidenziare l’esistenza di un’organica tutela in favore di tutti gli esseri umani , titolari di diritti e di doveri, soggetti alla giurisdizione italiana.
In questa legislatura – ha concluso Buscemi – il reato di tortura, può diventare tale se si mettono da parte ideologismi ed interpretazioni settarie per far prevalere la coesione e il civile confronto e per rendere un servizio alla causa della giustizia e della sua modernizzazione nel solco di una grande tradizione filosofica, liberale e giuridica.
E’ bene non dimenticare che diritti umani non sono né di destra, né di centro, né di sinistra. Sono semplicemente patrimonio di tutti gli uomini liberi.
Sapranno i nostri governanti, i deputati ed i senatori della Repubblica, una volta tanto, distogliere la loro attenzione dalla sterile polemica politica per impegnarsi a fondo e con serietà sul versante della positiva tutela e diffusione dei diritti dell’Uomo?”.

5/12/2008