Il progredire, la capacità di cambiare, di migliorare e di migliorarsi, non si fermano dinanzi alla porte di un carcere, nemmeno davanti a quelle di uno dei più problematici.
E’ questo il messaggio che vogliamo comunicare, di cui vogliamo convincere tutti coloro che vorranno accompagnarci il 10 giugno alla presentazione del progetto di ristrutturazione di uno dei cortili di Poggioreale.
Come tutti sanno, la “Casa Circondariale dii Poggioreale” occupa uno dei quartieri più sofferenti della città; dove un soggiorno in una di quelle celle così vicine non è una eventualità per pochi, ma una seria probabilità per molti. A Poggioreale la simbiosi tra istituto e territorio è così potente che non sai più se è il carcere ad ereditare il nome dal quartiere, o il quartiere a prendere il nome dal carcere. Ciò nonostante, o forse proprio per questo, quella perenne, visibile minaccia è anche consolazione: se nel tuo destino è alta la probabilità di trascorrere qualche anno della tua vita in cella, è meglio che quella cella sia il più vicino possibile alla tua famiglia. Che importa se sia tra le più disastrate. L’alternativa è essere spediti a centinaia di chilometri dai tuoi affetti. Così, oltre alla libertà perdi anche tutto il resto.
Eppure quello di Poggioreale è sempre stato un carcere trascurato. L’epoca della sua costruzione, il numero e la temporanea permanenza dei suoi ospiti, lo hanno sempre costretto ai margini di quel processo di cambiamento che nel tempo ha coinvolto molti altri istituti. Basta ricordare il terribile giudizio espresso dagli ispettori dell’Unione Europea a marzo 2014.
Ma se c’è una cosa che abbiamo imparato nel nostro magnifico percorso, è che quando le condizioni sono difficili, di fronte ad ostacoli divenuti insormontabili per atavico pregiudizio o pigrizia, è la volontà dell’uomo, la sua determinazione, il suo senso del dovere compiuto, che fanno la differenza; che cambiano la storia.
Alla fine dell’anno scorso, con la collega del direttivo Anna Ziccardi decidemmo d andare a conoscere il dott. Fullone, che da non molto era diventato il nuovo direttore dell’Istituto. Volevamo raccontargli chi eravamo, cosa avevamo fatto ed intendevamo fare anche a Poggioreale.
Ed invece fu lui a sorprenderci. Ci illustrò i cambiamenti che, sfruttando anche la riduzione significativa dei detenuti, aveva apportato in poco tempo. Ci raccontò delle celle aperte in alcuni padiglioni, di aver aumentato il tempo di permanenza all’aperto dei detenuti, di altre iniziative pronte a partire, ma soprattutto ci manifestò una idea, un desiderio: “mi piacerebbe ridisegnare i cortili di Poggioreale. Ma ho bisogno di un progetto compiuto da consegnare all’amministrazione”.
Ridisegnare i cortili di Poggioreale? Il carcere dei racconti sulla cella “zero”? Quello dalle disastrose statistiche?
I cortili? Uno spazio rettangolare racchiuso tra quattro altissime mura. Privo di tutto, ad eccezione di una parziale copertura in materiale plastico per la cui datazione è necessario l’esame al carbonio 14., quello - per intenderci - utilizzato per accertare la datazione della Sacra Sindone..
La risposta di Anna fu immediata ed efficace: “Direttore, noi ci impegnano a trovare gli architetti disponibili a preparare il progetto di ristrutturazione del cortile. Ma Lei deve assicurarci che troverà i fondi per realizzarlo”. Per noi, l’impegno era importante perché alcuni anni fa il Carcere Possibile donò al Ministero della Giustizia un progetto per la costruzione di un intero Istituto di detenzione; era costato 5000,00 euro, ma non venne mai utilizzato: sta ancora aspettando “Godot”.
Il Direttore - entusiasta - si impegnò a fare tutto il possibile.
Ma poco dopo cominciammo ad interrogarci: “E adesso? Non sarà facile trovare degli gli architetti che si prendono questa responsabilità. Non è certo cosa da poco, si tratta di venire spesso in carcere, di trovare soluzioni che salvaguardino le esigenze di sicurezza”. Già immaginavamo le possibili raccomandazioni della polizia penitenziaria: “il terreno non si può utilizzare perché possono nascondere qualcosa (…); le piante rampicanti nemmeno perché i detenuti potrebbero arrampicarsi”.
Ci convincemmo subito della necessità di individuare uno studio di architetti brillanti ma anche sensibili ai temi del sociale. Mi ricordai di Made in Earth, una onlus che si occupa di progetti di sviluppo sostenibile, costituita da Giancarlo Artese ed altri architetti e professionisti, con lo scopo di aiutare le comunità disagiate. “Domani chiamo Giancarlo e verifico una loro disponibilità”. Ma Anna: “perchè domani? Chiamalo subito.”
Giancarlo, dopo un attimo di sorpresa, confermò l’interesse ad incontrare il Direttore per comprendere cosa avesse effettivamente in mente. L’incontro andò benissimo.
Dopo alcuni appuntamenti con la direzione e vari sopralluoghi in istituto, a fine aprile incontrai Giancarlo il quale mi comunicò che il progetto era pronto, e mi chiese se volevamo vederlo prima che lo sottoponesse alla direzione del carcere. Risposi che preferivamo vederlo insieme al Direttore. Ci incontrammo tutti a Poggioreale il 6 maggio scorso.
Il progetto è bellissimo. Ne siamo orgogliosi; ed il 10 giugno vogliamo condividere questa esperienza.
Vogliamo condividere la speranza.
IlPresidente del Carcere Possibile Onlus
Sergio Schiltzer