06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito č disponibile la seconda...
 
PER UN'ETICA DELLA PENA
Una pena "certa", scontata con modalitā legali, con un diverso ruolo del Giudice di Merito, che possa finalmente concretizzare il ruolo della Magistratura di Sorveglianza
 
La difficoltà maggiore che s’incontra nell’affrontare le problematiche relative alla detenzione è l’assoluto disinteresse dell’opinione pubblica all’argomento. Il sovraffollamento, le disastrose condizioni degli Istituti, le continue morti e i suicidi, non destano allarme, ma anzi si ritiene che si esce troppo presto dal carcere, laddove, invece, si vorrebbe “buttare la chiave”.
Non si può ignorare tale circostanza, se davvero si vuole il necessario e indispensabile consenso, per modificare la vergognosa situazione delle nostre prigioni per la quale la Corte Europea ci ha più volte condannati e, ultimamente, diffidato a trovare soluzioni entro il 24 maggio 2014.
In realtà, in Italia non vi è un’etica della pena, nel senso che essa è “incerta” e “ingiusta”. Le proposte di riforma devono necessariamente partire da tale dato e mirare ad una pena scontata in maniera legale, così come previsto dalla nostra Costituzione e dall’ordinamento penitenziario, che risponda anche all’irrinunciabile principio della “certezza della pena”.
Il nostro Legislatore, al fine di ridurre i tempi di una pena scontata in violazione di legge, ricorre a riduzioni della sanzione che, a volte, non rispondono al dettato normativo e che trovano il giusto dissenso dell’opinione pubblica. Ad esempio, l’istituto della “Liberazione Anticipata”, che prevede la riduzione di pena di 45 giorni – di recente diventati 75, grazie alla conversione in legge del  decreto  del 24 dicembre 2013 -  per ogni semestre di pena scontata,  dovrebbe essere applicato a quei detenuti che partecipano ai  piani di recupero e rieducazione, ma nell’impossibilità di applicazione di tali programmi, nella prassi, tale beneficio è diventato metodo di repressione che, di fatto, impedisce ai detenuti di protestare, per non vedersi negare il rilevante sconto di pena.  Lo Stato, incapace e inerte, ha aumentato l’offerta ( da gg.45 a  gg.75) e, in cambio delle sofferenze patite, riduce ogni anno di pena scontata a 7 mesi. Per comprendere: una condanna a 5 anni di reclusione, se scontata senza protestare, diminuisce a 3 anni e un mese. Non è poco.
E’ questo un comportamento privo di etica. Da un lato, infatti, si baratta la perdita di dignità (bene non disponibile) del detenuto, aumentando gli sconti di pena, dall’altro s’inganna l’opinione pubblica con una pena sempre più “incerta”.
Legalità e Certezza della pena devono essere le basi da cui partire per un globale confronto sulle soluzioni da trovare.
Va rivista l’attività della Magistratura di Sorveglianza. L’Ordinamento Penitenziario prevede che il Magistrato di Sorveglianza deve vigilare sull’organizzazione degli Istituti e assicurare che la detenzione sia attuata in conformità delle leggi e dei regolamenti. Tale ruolo oggi è del tutto vanificato dalla prassi, laddove raramente i Magistrati visitano gli Istituti, restando relegati nei palazzi di Giustizia a smaltire le numerose istanze di benefici e permessi proposte dai detenuti,  sulle quali provvedono sulla scorta d’informazioni, spesso incomplete e tardive, degli organi di polizia. Alcuna effettiva vigilanza viene, pertanto, messa in atto ed alcun reale contatto vi è tra la persona detenuta e il Magistrato di Sorveglianza.
Mutare questa situazione è un dovere etico.
 Va rivisto l’intero sistema delle pene. Laddove è il Giudice di Merito che, per aver giudicato la persona e i fatti, è, più di tutti, in grado di stabilire il percorso punitivo e rieducativo che dovrà affrontare l’imputato. Egli potrà condannare ad un numero di mesi o di anni e stabilire quali saranno le modalità della detenzione. Ad esempio, un periodo di carcere, un altro di arresti domiciliari, un altro ancora di affidamento ai servizi sociali, ecc …. Ovvero non prevedere il carcere, ma solo gli arresti domiciliari, ovvero l’affidamento, o altro…
Il Magistrato di Sorveglianza dovrà vigilare sul percorso stabilito dal Giudice e, eventualmente, modificarlo ove siano sorte problematiche.
Solo così la Magistratura di Sorveglianza, spogliata del compito di elargire permessi e benefici, potrà recuperare il ruolo che la Legge le aveva destinato ed investire effettivamente il Ministero della Giustizia delle problematiche riscontrate negli istituti, per il raggiungimento di una pena finalmente “legale”.
Solo così potrà aversi l’invocata certezza della pena, quella comminata inizialmente dal Giudice di Merito, che non dovrà subire ingiustificati mutamenti.
Avv. Riccardo Polidoro - Presidente "Il Carcere Possibile Onlus"