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Napoli, 10 maggio 2013.
Su alcuni quotidiani è stata pubblicata la notizia che il nuovo Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri vorrebbe applicare il dispositivo elettronico del “braccialetto” per fermare le aggressioni alle donne e affrontare l’emergenza del femminicidio. Il dispositivo servirebbe a tenere sotto controllo il molestatore, lo stalker, sottoposto a provvedimento interdittivo. Si eviterebbe, così, che questi possa avvicinarsi alla vittima per perseguitarla. Nel febbraio del 2012, il Prefetto Cancellieri, all’epoca Ministro dell’Interno, fu criticata dall’allora Ministro della Giustizia Paola Severino, per aver rinnovato – a sua insaputa - il contratto con la Telecom, per cento milioni di euro, per i braccialetti elettronici previsti per il controllo a distanza dei detenuti agli arresti domiciliari. Sistema mai andato a regime, che dal 2001 al 2011 era già costato undici milioni di euro all’anno.
Le procedure di controllo, mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici, dei movimenti di coloro che sono sottoposti agli arresti domiciliari, pur previste dall’art. 275 bis del Codice di Procedura Penale, in vigore dal novembre del 2000, non hanno ancora trovato una concreta applicazione. In circa 13 anni, sono stati pochissimi i provvedimenti della Magistratura che hanno fatto riferimento alla predetta norma, in quanto il sistema è stato giudicato non affidabile.
Invocare, pertanto, dinanzi all’ennesima emergenza la soluzione dei “braccialetti”, senza che si siano verificate le effettive ragioni della mancata applicazione di una legge dello Stato, è quantomeno paradossale.
La Giustizia in Italia non deve più far ricorso a interventi adottati sull’onda del facile consenso di un’opinione pubblica ferita dal dramma del momento, ma deve rifondarsi su una concreta efficienza che possa finalmente far funzionare il processo ed evitare il ricorso a inutile norme carcerogene.
I braccialetti elettronici sono il simbolo dell’inefficienza dello Stato in materia. In 13 anni sono stati sperperati centinaia di milioni di euro, senza ottenere alcun risultato e soprattutto senza che una legge giusta – che avrebbe consentito di diminuire il sovraffollamento delle carceri – trovasse applicazione.
“Il Carcere Possibile Onlus” ha da tempo denunciato pubblicamente e alla Corte dei Conti questo scandalo italiano. Le affermazioni del Ministro dell’Interno non possono, pertanto, lasciarci indifferenti e aumentano le preoccupazioni rispetto alla strada che s’intende percorrere per uscire dall’emergenza-giustizia, che continua a fare vittime nei Tribunali e nelle Carceri. Nei primi, non ci sono efficaci e pronte risposte su quanto di drammatico avviene nel Paese, nelle seconde si continua a morire nell’indifferenza di tutti.
Avv. Riccardo Polidoro – Presidente “Il Carcere Possibile Onlus” |