06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito č disponibile la seconda...
 
PUBBLICATO IL RAPPORTO ISTAT SUI DETENUTI NELLE CARCERI ITALIANE
La statistica riguarda l'anno 2011 e offre importanti spunti di riflessione su cui farebbero bene a soffermarsi i nostri politici. Una breve sintesi e il rapporto in versione integrale.
 

Napoli, 19 dicembre 2012_____________
Negli ultimi 11 anni l’ammontare della popolazione detenuta ha subito un incremento del 25,8%.
Produzione e spaccio di stupefacenti, rapina e furto i reati più commessi.
Il 13% dei detenuti è rinchiuso in carceri di alta sicurezza.
L’Italia resta sotto la media europea per la concessione di misure alternative al carcere.
La maggior parte dei detenuti entrati nelle carceri nel 2011 (76.982) è in attesa di giudizio, mentre soltanto il 10% circa ha una condanna definitiva. Il 25% di questi torna in libertà entro una settimana. Il cosiddetto fenomeno delle “porte girevoli” (detenzioni brevi) riguarda quasi esclusivamente gli imputati (il 98%).
Le violazioni della normativa sugli stupefacenti rappresentano la tipologia più diffusa di reati per i detenuti presenti (27.459). Seguono i reati contro il patrimonio, per i quali si contano 17.285 detenuti che hanno commesso rapine e 13.109 furto.
Il 95,8% dei detenuti è di sesso maschile: si tratta di una quota stabile nel corso del tempo.
Cresce al 36% la percentuale dei detenuti stranieri (era il 29% nel 2000). Tra i detenuti entrati in carcere dallo stato di libertà gli stranieri rappresentano il 43%.
Le detenute con prole al seguito sono ospitate in sezioni idonee per bambini fino a tre anni. Al 31 dicembre 2011 erano 50 e avevano quasi tutte un solo figlio con sé, mentre le donne in gravidanza erano 13.
Gli asili nido funzionanti al 31 dicembre 2011 erano 17.
Il problema del sovraffollamento rende l’impatto con il carcere molto duro. La media in Italia è pari a 146 detenuti su 100 posti letto: la situazione peggiore si registra in Puglia (182 detenuti presenti ogni 100 posti disponibili), la migliore in Trentino Alto Adige (72). Il problema del sovraffollamento è minore per le detenute.
Non mancano le forme di protesta: lo sciopero della fame è la più diffusa, 6.628 casi nel 2011, seguono il rifiuto del vitto e delle terapie (1.179 casi) e il danneggiamento degli oggetti (529 casi). Le forme di protesta non collettive sono comunque diminuite del 16,8% rispetto al 2010, soprattutto le astensioni dalle attività lavorative e trattamentali e i danneggiamenti.
Al sovraffollamento e agli eventi critici si aggiungono episodi drammatici frutto di situazioni di disagio: nel corso del 2011 sono stati registrati 63 casi di suicidio (pari a 0,9 su 1.000 detenuti mediamente presenti) e 1.003 di tentato suicidio, mentre gli atti di autolesionismo sono stati 5.639.
Oltre 8 detenuti su 100 praticano forme di autolesionismo.
Dei 38.023 condannati detenuti in carcere circa la metà (il 51%) deve scontare una pena inferiore a cinque anni.
Il 45,6% dei detenuti non ha avuto carcerazioni precedenti, il 41,8% ne ha avute da 1 a 4 e il restante 12,6% più di 5.
Il 62,7% dei detenuti è nato in Italia, il 32% al Sud. In testa la Campania che rappresenta la regione di nascita più frequente sia per i maschi che per le femmine in stato di detenzione.
I detenuti stranieri, invece, provengono per la maggior parte dall’Africa (50,4%), in particolare dal Marocco e dalla Tunisia, e dall’Europa (38,4%).
Il 58,3% dei detenuti ha meno di 40 anni. Una quota minoritaria (neanche il 17%) ha più di 50 anni e circa il 5% più di 60 anni.
I detenuti sono soprattutto celibi o nubili (nel 47,4% dei casi), seguono i coniugati (34%) e coloro che convivono con un partner (10,1%).
I corsi scolatici attivati nel 2010/2011 sono stati 946: li ha frequentati il 21,8% della popolazione penitenziaria e 4 su 10 sono stati i promossi. Sono stati invece 291 i corsi di avviamento professionale.
Pochi detenuti hanno la possibilità di lavorare, il 20,9%. Quaranta anni fa erano 1 su 2, ma il costo della manodopera era più basso. Significative le differenze regionali: in Veneto circa uno su due lavorano per soggetti esterni all’Amministrazione Penitenziaria.

IL RAPPORTO ISTAT INTEGRALE