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LA MOZIONE:
XIV CONGRESSO ORDINARIO DELL'UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE
Trieste, 28-30 settembre 2012
MOZIONE DELLA CAMERA PENALE DI NAPOLI
SUL TEMA DEL
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI
Premesso:
1. che i dati relativi al sistema penitenziario diventano, giorno dopo giorno, sempre più allarmanti:
Presenze: 66.973 Capienza Regolamentare: 45.688 Sovraffollamento: + 21.285
In attesa di giudizio: 25.827 (39%)
I° grado: 13.854
Appello: 7.343
Cassaz.: 4.630
(Dati al 31 gennaio 2012 forniti dal Ministero della Giustizia)
2. che gli Istituti di Pena in Italia hanno raggiunto punte di sovraffollamento tali da non garantire, non solo il principio costituzionale del fine rieducativo della pena (ormai del tutto abbandonato, con un educatore ogni 1000 detenuti), ma anche lo stesso diritto alla salute, in quanto non sono assicurate le più elementari norme igieniche e sanitarie. I detenuti vivono in spazi che non corrispondono a quelli minimi vitali, con una riduzione della mobilità che è causa di patologie specifiche. In alcuni Istituti, si dorme su letti a castello a tre ed anche a quattro piani e spesso manca lo spazio materiale per scendere dal letto; vi è spesso un bagno comune, nella stessa cella, sprovvisto di porta; a volte i detenuti dormono a terra, perché non vi sono più letti;
3. che la sanità penitenziaria è al collasso, per mancanza di risorse e per il passaggio di competenze alle AA.SS.LL. che non sono in grado, anche per carenze e difficoltà pregresse, di affrontare una realtà così complessa;
4. che anche per interventi urgenti ed improcrastinabili – accertati da periti nominati dalla Magistratura – i detenuti sono costretti a restare in attesa per mesi, in cella, pur dichiarati incompatibili con il regime carcerario;
5. che l’indice di mortalità è da alcuni anni impressionante, con un decesso ogni due giorni. Al 10 settembre 2012 ci sono stati 112 morti;
6. che la perdita di dignità è la causa principale dei suicidi che, dall’inizio dell’anno, sono stati 40 (dato al 10 settembre), con una media di un suicidio ogni 5 giorni. Gli atti di autolesionismo registrati sono stati migliaia;
7. che i rapporti tra i detenuti e la famiglia sono, di fatto, annullati. Un’ora di colloquio a settimana, svolta spesso in condizioni tali da non consentire una reale relazione affettiva;
8. che il principio della territorialità della pena è spesso ignorato, impedendo, di fatto, ogni rapporto con la famiglia;
Rilevato:
1. che da gennaio 2010, cioè da circa tre anni, è stato proclamato lo “stato di emergenza” per il sistema penitenziario, senza che siano stati emanati significativi e concreti provvedimenti affinché tale stato cessasse;
2. che lo stesso Presidente della Repubblica è più volte intervenuto sottolineando la necessità di un immediata azione;
3. che ancora una volta la discussione in Parlamento del disegno di legge su messa alla prova e misure alternative al carcere, prevista nei giorni scorsi, è stata rinviata a data da destinarsi;
Evidenziato :
1. che le Camere Penali, da tempo, con numerose manifestazioni – di protesta e propositive – hanno denunciato l’illegalità dello stato di detenzione, indicando le riforme necessarie;
2. che dal 15 marzo 2012, la Camera Penale di Napoli con la sua associazione “Il Carcere Possibile Onlus”, ha lanciato l’iniziativa “FATE PRESTO”, collocando nel Palazzo di Giustizia uno striscione di cinque metri con l’indicazione dei morti degli ultimi tre anni, al fine d’invitare Governo e Parlamento a intervenire immediatamente;
3. che la predetta iniziativa, fatta propria dall’Unione delle Camere Penali, è stata ripetuta in molte altre città, dalle Camere Penali locali;
Preso atto:
1. che vi è la mancanza di una volontà politica ad affrontare con serietà i problemi legati alla detenzione;
2. che i detenuti continuano ad essere illusi e delusi;
Tenuto conto:
1. che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo continua a stigmatizzare i trattamenti disumani e degradanti a cui sono sottoposti i detenuti in Italia;
2. che lo Stato italiano è, in materia, “fuorilegge”, ma continua imperterrito nella sua illegale condotta;
“Invita la Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane a deliberare una giornata di astensione nel mese di ottobre, per una protesta mirata contro l’inerzia del Governo e del Parlamento dinanzi alla situazione palesemente illegale delle carceri italiane. Nella medesima giornata, le Camere Penali territoriali porteranno fuori dai Palazzi di Giustizia, nelle Università, nelle librerie e in altri luoghi pubblici e privati lo striscione “FATE PRESTO”, organizzando dibattiti finalizzati a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di una detenzione legale”
Il Presidente della Camera Penale di Napoli
Avv. Domenico Ciruzzi
Il Presidente de "IlCarcere Possibile Onlus"
Avv. Riccartdo Polidoro
LA DELIBERA:
GIUNTA DELL’UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE
La Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane, da sempre costantemente impegnata nella battaglia per il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti al fianco delle organizzazioni più attive sul tema,
viste
la mozione approvata al Congresso di Trieste e la raccomandazione assunta all'esito del Consiglio delle Camere Penali del 20 ottobre scorso,
premesso
- che negli ultimi anni, con cadenza quasi mensile, l’Unione delle Camere Penali Italiane ha denunciato le drammatiche condizioni di vita cui sono costretti i detenuti in Italia;
- che, allo scopo di documentare tali condizioni, delegazioni formate da componenti della Giunta, dell’Osservatorio Carcere dell'Unione e delle Camere Penali territoriali hanno visitato molte carceri, tra le quali quelle di Roma, Palermo, Napoli, Milano, Bologna, Torino, Genova, Firenze, Trieste, Catania, Sulmona, Siracusa, Rovigo, Udine, Saluzzo, Ferrara, Pistoia, toccando con mano l’insostenibilità della situazione;
- che il resoconto di queste visite è stato raccolto in una pubblicazione "Prigioni d’Italia", che è a disposizione di tutti, e documenta una situazione in cui gli uomini sono ammassati come cose, rinchiusi per 22 due ore al giorno in spazi che impongono loro di alzarsi a turno dalle brande, in condizioni igienico-sanitarie indegne;
- che in tutte queste occasioni i penalisti hanno anche constatato direttamente la penuria di risorse con le quali l’amministrazione è costretta ad operare;
- che molteplici sono oramai le pronunce giudiziarie, nazionali e sovranazionali, che hanno attestato la responsabilità dello Stato italiano per le condizioni di vera e propria illegalità in cui vengono costretti i detenuti nel nostro Paese;
-.che in diverse occasioni, con accenti adeguati alla gravità della situazione, il Presidente della Repubblica ha invitato il sistema politico a farsi carico del problema per porre fine a quella che è stata definita senza mezzi termini una " vergogna";
rilevato
- che, viceversa, al di là dei proclami governativi e dei generici buoni propositi della politica, nessun provvedimento efficace è stato fin qui assunto;
- che tali, infatti, non possono essere considerati i pochi interventi finora operati, come – ad esempio – la legge che permette di scontare una parte della detenzione in regime domiciliare, la quale risulta gravata da tante e tali deroghe da essere apparsa, fin da subito, inefficace;
osservato
- che la questione carcere fa parte a pieno titolo del più ampio “problema giustizia” e con esso va affrontata e risolta, ma che la drammaticità della situazione non può trasformare questa giusta considerazione in un alibi per non intervenire con l’urgenza che questa emergenza democratica impone;
- che, al contrario, proprio un intervento immediato, anche di clemenza, può costituire la leva per far procedere in Parlamento alcuni dei provvedimenti in discussione che si porrebbero quali possibili soluzioni strutturali;
- che in questo senso dovrebbero avere corsia preferenziale quei disegni di legge – che comunque devono essere migliorati per renderli efficaci – che prevedono l’introduzione di strumenti deflattivi, come la sospensione del processo con messa alla prova ovvero l’introduzione della detenzione domiciliare o delle sanzioni riparatorie;
- che, infatti, il problema del sovraffollamento delle carceri è il frutto in primo luogo di una concezione che pone la pena detentiva al centro del sistema penale, e ciò costituisce il retaggio di una visione autoritaria del diritto penale da cui il nostro Paese non riesce a svincolarsi, mentre le più moderne soluzioni dimostrano la maggiore utilità, anche in termini di efficacia, delle pene non detentive sia dal punto di vista retributivo che della prevenzione generale;
considerato
- che il medesimo stampo autoritario si rinviene nel quotidiano abuso della custodia cautelare, che determina per oltre il 40% il numero complessivo dei detenuti, nell’intento, neppure velato, di una parte della magistratura di trasformare la custodia cautelare in una incostituzionale anticipazione della pena con la quale far fronte alle presunte o reali inefficienze del sistema giudiziario;
- che ciò dimostra la necessità di un intervento ulteriore sul tema della tutela della libertà delle persone sottoposte a procedimento penale, non più limitato a meri restyling lessicali, ma atto ad imporre l’assoluta residualità della custodia in carcere e comunque ad introdurre un preciso divieto della medesima per la stragrande maggioranza dei reati, per i quali le esigenze cautelari, anche volte ad evitare la reiterazione dei comportamenti, sono più che tutelate dalle misure interdittive o coercitive già previste eventualmente da rafforzare;
evidenziato
- che anche riguardo all’ordinamento penitenziario (cd legge Gozzini) occorre abbandonare la via imboccata negli ultimi anni, attraverso la quale sono state introdotte un numero talmente elevato di esclusioni soggettive e oggettive da aver reso i benefici penitenziari sostanzialmente impossibili da applicare al maggior numero dei detenuti, anche in questo caso rendendo un pessimo servizio proprio in termini di tutela della sicurezza, posto che le statistiche dimostrano che i casi di recidiva sono nettamente inferiori da parte di coloro che godono di tali benefici;
ribadito
- che premessa di tali riforme, oramai davvero ineludibili, sulle quali convergono sia la dottrina che la magistratura - e che potrebbero essere licenziate prima della fine della legislatura se solo si ritenesse il problema delle carceri urgente quanto lo è stato quello della corruzione ovvero della diffamazione a mezzo stampa - deve essere un provvedimento volto a ridurre drasticamente la popolazione detenuta;
invita
le forze politiche ed il governo ad utilizzare questi ultimi scampoli di legislatura per assumere provvedimenti che il dramma sociale sopra descritto impone, senza farsi paralizzare dal timore ingiustificato di possibili contraccolpi elettorali;
si impegna
- a diffondere i numeri sconvolgenti della popolazione detenuta, delle morti in carcere e di documentare le insostenibili condizioni di vita dei detenuti;
- al fine della più ampia sensibilizzazione al problema, di promuovere occasioni di pubblico dibattito nel corso delle quali spiegare ai cittadini le ragioni che dimostrano come un sistema penale, un sistema carcerario ed un ordinamento penitenziario degni di un paese civile, costituiscono anche il più efficace presidio per la loro sicurezza;
delibera
- a tal fine e non solo come occasione di civile protesta, l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale degli avvocati penalisti per il giorno 22 novembre 2012, nel rispetto della normativa di legge in materia e del codice di autoregolamentazione, sollecitando le Camere Penali ad organizzare per quel giorno, anche su base distrettuale, assemblee, convegni ed iniziative di informazione e denuncia;
dispone
la trasmissione della presente delibera al Presidente della Repubblica, ai Presidenti dei due rami del Parlamento, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia, a tutti i Parlamentari, ai capi degli uffici giudiziari.
Roma, 5 novembre 2012
Il Presidente, Avv. Valerio Spigarelli
Il Segretario, Avv. Vinicio Nardo
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