06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito č disponibile la seconda...
 
GLI AVVOCATI PENALISTI VISITANO POGGIOREALE
La delegazione della Giunta dell'Unione, dell'Osserevatorio Carcere, della Camera Penale di Napoli e de "Il Carcere Possibile", č entrata ieri mattina nella Casa Circondariale. Il sovraffollamento rende la condizione dei detenuti intollerabile per un Paese civile.
 

Napoli, 31 ottobre 2012_______________Ieri i detenuti reclusi a Poggioreale erano 2.694, ma la Casa Circondariale ha superato anche le 2.800 unità. In pratica non vi è un limite all'accesso, perchè il portone è sempre aperto per i "nuovi giunti". Poggioreale è un contenitore senza fine. La sua struttura, con stanze dai soffitti alti, consente di ammassare corpi umani all'infinito. Non così per l'Istituto di Secondigliano dove le celle, costruite per una o al massimo due persone, non possono materialmente accogliere altri ospiti. La capienza regolamentare di Poggioreale è di 1.400 unità, ma i lavori di ristrutturazione dei reparti - al momento della visita era chiuso il padiglione "Genova" che accoglie 270 persone - fanno diminuire sensibilmente questo dato. Vi sarebbero dovuti essere 1.130 detenuti, ma ve ne erano 2.694. Ben 1.564 in più. La Casa Circondariale dovrebbe ospitare solo detenuti in attesa di giudizio, invece, vi erano 922 definitivi, che vivono nelle celle insieme a coloro che non hanno ancora avuto una sentenza di condanna e da "presunti innocenti" stanno scontando la misura cautelare. Gli educatori dovrebbero essere 28, ma sono 19. La pianta organica della Polizia Penitenziaria prevede 946 unità, ve ne sono 730. Ciò non consente, per ragioni di sicurezza, di tenere le celle aperte, come previsto dalla norma, e i detenuti restano chiusi nelle stanze 22 ore al giorno, con un'ora d'aria la mattina e una il pomeriggio. Anche lo spazio per l'ora d'aria é insufficiente. I cortili non possono contenere tutti e alcuni rinunciano. I reparti, i c.d. "padiglioni", hanno i nomi delle città. Il  "Napoli" e il "Roma", con mura inumidite e sporche,  sono tremendi: ci si vergogna di essere cittadini di una nazione che consente quella che altro non è se non "tortura". Al "Roma" vi  sono i tossicodipendenti e coloro che sono imputati o condannati per reati sessuali. Le celle hanno il blindato che non si può aprire e, alcune, letti a castello che non consentono l'apertura della finestra. I detenuti - anche sette/dieci per cella - dividono uno spazio minimo in cui vi è poca luce e pochissima aria. Non tutti i  padiglioni hanno celle con bagno e doccia. La maggior parte hanno docce esterne per le quali si fanno turni durante la settimana. In alcune celle c'è il water a vista. I familiari, per poter fare il colloquio, si mettono in fila fuori le mura del carcere alle 4 del mattino, mentre l'ingresso è alle ore 8. Il colloquio avviene poi in uno stanzone affollato, dove alcuna riservatezza è possibile e si è costretti a urlare per farsi sentire. Vi è un Centro Clinico, che al momento della visita ospitava 82 detenuti. La maggior parte degli accertamenti deve essere fatta all'esterno, per mancanza o guasti delle apparecchiature necessarie. Vi sono solo 4 psicologi, per 32 ore mensili.
Le risorse destinate all'istituto sono di anno in anno ridotte. Nel 2012 sono stati stanziati € 30.000,00 per le spese di funzionamento (nel 2011 erano € 66.000,00) e € 50.000,00 per la manutenzione ordinaria (nel 2011 erano €102.000,00). Cifre ridicole se si pensa alla grandezza della struttura e al numero del personale e dei detenuti. In questa situazione è praticamente impossibile pensare a un percorso rieducativo e quel minimo che si fa è frutto dell'impegno e della "fantasia" della Direzione. Vi è un corso di arte presepiale, di lingua italiana per gli stranieri e, a breve, sarà avviato un corso d'informatica. Da poco è stato inaugurato un campo di calcetto e in alcuni cortili sono stati messi i cesti per la pallacanestro. Ma i detenuti che possono usufruire di questi "servizi" sono davvero pochi.
Si è toccata con mano l'illegalità delle nostre carceri ed uscire da Poggioreale non è stata una "liberazione", ma un ulteriore stimolo a continuare una battaglia giusta in cui si chiede solo il rispetto delle leggi vigenti. Le carceri dovrebbero essere trasparenti. Tutti dovrebbero conoscere quello che avviene "dentro le mura", perchè anche da lì dipende il miglioramento dello stato sociale. Il carcere, come la scuola che educa, l'ospedale che cura, ha una funzione ben precisa, quella di punire e rieducare. Il suo fallimento è un pericolo costante per la democrazia.