06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito č disponibile la seconda...
 
LE INCREDIBILI AFFERMAZIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA DOPO LA VISITA ALLA CASA CIRCONDARIALE DI POGGIOREALE
"Molto dell'immaginario collettivo su Poggioreale č da correggere" (AGI). Intanto la scrittrice Dacia Maraini definisce la detenzione una "tortura legalizzata".
 

Napoli, 24 luglio 2012____________Due donne. Una, grande scrittrice e poetessa, l'altra noto avvocato, oggi ministro della Giustizia. Ieri sono intervenute entrambe sul tema della detenzione in Italia. 
La Maraini, sulle pagine de "Il Corriere della Sera", "partendo dal presupposto che il carcere è un luogo di pena e la pena è necessaria per fare giustizia", si è chiesta "se sia lecito che diventi anche un luogo di tortura legalizzato. Una tortura non esercitata con coscienza, si potrebbe perfino dire <non voluta> e sopratutto non applicata per ottenere qualcosa, ma fine a se stessa, il che diventa una testimonianza di pura inefficienza e arroganza del potere". 
Il Ministro, che  appena nominata aveva anche lei definito il carcere un luogo di tortura, ha mutato opinione, dopo la visita istituzionale alla Casa Circondariale di Napoli-Poggioreale - uno degli istituti italiani dove gli effetti del sovraffollamento sono devastanti -  e, ricordando la "sensazione angosciosa" provata nel corso del suo ultimo ingresso in quel carcere come avvocato, ha sottolineato che "oggi la situazione è cambiata. Molti padiglioni sono già stati ristrutturati" e anche i padiglioni "Napoli" e "Roma" "noti come gironi infernali di questa struttura", dove i "muri sono scrostati, le scale strette e da rifare urgentemente, ma  le celle sono ariose e pulite" (AGI). 
Due sensibilità diverse? Non vi è dubbio. L'appello della Maraini, che con il suo articolo invita le istituzioni a non attendere più, a intervenire con urgenza  in una situazione di costante illegalità, è spontaneo, naturale è la ribellione di una coscienza libera che non può tollerare abusi. La "difesa" dell'avvocato Severino dell' istituzione carcere, che dal suo ministero dipende, appare strumentale al ruolo ricoperto e in evidente contrasto con quanto visto da tutti coloro, che prima di lei hanno visitato la casa circondariale.
Poggioreale è una struttura che non dovrebbe esistere in un Paese civile. Le sue condizioni generali sono di assoluta invivibilità. Le "celle ariose e pulite" viste dal Ministro, sono vecchi cameroni umidi, con soffitti altissimi dove sono collocati letti a castello anche a quattro piani, con un unico finestrone posto in alto, spesso bloccato dalla brandina dell'ultimo livello. In questi cameroni, che ospitano anche 10/12 persone, a vista c'è il lavandino e il water e in questo spazio si è costretti a cucinare e mangiare. L'unica cucina dell'istituto prepara i pasti per i 2800 detenuti, che vengono quotidianamente rifiutati perchè immangiabili. Sono assenti adeguati spazi di socialità. L'ora d'aria viene fatta in un cortile che è un quadrato di cemento, senza un'adeguata copertura per il sole o per la pioggia. I detenuti restano chiusi nelle celle 22 ore al giorno, dove a volte non possono nemmero stare in piedi contemporaneamente. La mancanza di spazio, lo stare addosso l'uno sull'altro, in totale ozio e in precarie condizioni igieniche, porta inevitabilmente a malattie, che trovano difficile cura in una situazione sanitaria catastrofica. Il colloquio settimanale con i familiari avviene senza un minimo di privacy  e bisogna urlare per farsi sentire. Gli stessi familiari per accedere al colloquio sono costretti a interminabili file fuori le mura dell'istituto che iniziano quando è ancora notte.
Tutto questo non è esecuzione della pena inflitta, ma è vera e propria tortura. Ha ragione Dacia Maraini e aveva ragione l'avvocato Severino, appena nominata ministro, prima di cambiare idea. Ha ragione il Capo dello Stato, quando afferma che il dramma della detenzione in Italia va affrontato con "prepotente urgenza". Hanno ragione i radicali, unici politici interessati a mutare una situazione di costante illegalità, con i loro scioperi della fame. Hanno ragione le Camere Penali che invitano a "fare presto".
Avv. Riccardo Polidoro - Presidente "Il Carcere possibile Onlus" - Camera Penale di Napoli