Napoli, 29 marzo
In uscita il libro e la mostra fotografica Ti vedo / Mi vedi con le foto degli allievi del corso di fotografia tenuto nel Centro Penitenziario di Secondigliano (NA).
Il Carcere possibile onlus, e l’editore napoletano Rogiosi annunciano la presentazione del volume e la mostra fotografica che si inaugurerà il 2 aprile alle ore 18,00 presso la Libreria Feltrinelli di Napoli –
Via Santa Caterina a Chiaia, 23
Ti vedo/ Mi vedi ossia come gli allievi vedevano i loro colleghi e a loro volta come volevano che gli « esterni » e quindi tutti noi li vedessimo, nell’assoluta normalità di una condizione assolutamente non normale.
Il volume e la mostra sono il risultato del corso fotografico di base che si e’ tenuto presso il Centro Penitenziario dal settembre al dicembre 2012, su iniziativa de “Il Carcere Possibile Onlus”, del fotogiornalista Mario Laporta dell’ Agenzia Controluce e dell’ Avv. Tommaso Pelliccia del consiglio direttivo del Carcere Possibile Onlus. Dieci lezioni che hanno captato l’attenzione degli allievi, scelti dalla direzione dell’Istituto, portandoli da un livello di non conscenza dell’ apparecchio fotografico alla consapevolezza del mezzo fotografico come strumento di espressione.
Il libro e la mostra si snodano in 3 sezioni : immagini prodotte dagli allievi, immagini di documentazione di Angela Grimaldi e un composit dei volti degli allievi di Mario Laporta.
L’obiettivo: “Trasmettere le basi di una professionalità da impiegare una volta che saranno liberi”. Mario Laporta, tra i più apprezzati fotoreporter napoletani, raccontava il suo primo giorno di lavoro nel penitenziario di Secondigliano: "Sono motivati ed entusiasti, peccato che in carcere abbiano pochissime occasioni per imparare ".
Nel libro edito da Rogiosi, Mario Laporta e Tommaso Pelliccia scrivono:
“Quando l’ultimo cancello si chiudeva dietro di me Carlo e Angela spingendoci nelle vie di Scampia ci chiedevamo se fossimo stati abbastanza chiari, se avessimo avuto le risposte giuste, se fossimo stati all’altezza delle aspettative.
I nostri allievi questa volta non avevano pagato per sentirsi fotografi, non avevano pagato per assaporare il romanticismo della professione fotografica o per tentare l’ennesima carta occupazionale, questa volta erano li davanti a noi per imparare un mestiere, come gli antichi apprendisti venivano alle lezioni per apprendere i segreti di una professione per poi tentare di metterli in pratica e vivere con i proventi di essa. Le domande che ci venivano poste erano pratiche, dirette, essenziali: troverò lavoro?
Con i guadagni cosa potrò fare? potrò sostenere la mia famiglia? riuscirò a iscrivere mio figlio all’univesità? dove potrò chiedere di essere non dico assunto, ma almeno testato?
Ecco, quando l’ultimo cancello era chiuso dietro di noi, ripensando a queste domande, sapevamo di aver esposto bene i nostri argomenti, perchè è dalle domande giuste che ti pongono gli allievi che capisci di essere stato chiaro e aver attirato la loro attenzione.
Poi e’ arrivato il momento di documentare il Centro di compostaggio interno al penitenziario di Secondigliano. Poco tempo a disposizione, solo due fotocamere per 15 aspiranti fotografi. In gergo fotogiornalistico una “mission impossible!”.
Loro ci sono riusciti, il servizio di documentazione del centro di compostaggio c’e’! Un servizio corale, a piu’ mani, ma qualsiasi quotidiano o magazine non avrebbe nulla da eccepire su cio’ che hanno realizzato gli allievi di questo corso. Come tutte le immagini da loro prodotte nella mostra e in questo libro.
Mario Laporta
Il primo corso di fotografia dei detenuti del carcere di Secondigliano ci ha regalato smentite e
conferme. Smentite rispetto all’assunto che vuole il carcere come un luogo, anzi un “ non luogo”, dove chi ha sbagliato deve, giustamente, scontare la sua pena, ma oramai ridotto allo stato di “ non persona “ alla quale viene negata , con una sorta di pena accessoria illegale, la possibilità di esprimersi . Smentite rispetto alla circostanza che sia impossibile , in particolare in un periodo di crisi economica come questo, organizzare interagendo con la Pubblica Amministrazione, un esperienza come quella di un corso di fotografia, che si muova verso quella “ ricerca di significato” della pena, motivo cardine del nostro dettato costituzionale, e da sempre “via maestra “ dell’agire del Carcere Possibile. Conferme ne ha evidenziate invece, rispetto alla direzione valida intrapresa da Carcere Possibile nell’ideare elaborare e proporre progetti che tendano a far interegire nel migliore dei modi ed al livello più alto possibile, tutte le “ forze sane “ della nostra società civile che come noi, hanno compreso che il livello di civiltà e democrazia di un paese trova un infallibile “ cartina di tornasole” nelle condizioni dei suoi istituti penitenziari.
Avv. Tommaso Pelliccia
Il 2 Aprile interverranno ::
Enrica Amaturo
Direttrice del dipartimento di Sociologia “Gino Germani” -Università di Napoli Federico II
Tommaso Pelliccia
componente del Consiglio direttivo del Carcere Possibile Onlus
Mario Laporta
fotogiornalista
Giulia Leone
dirigente penitenziario
Adriana Tocco
Garante detenuti Regione Campania
INVITO
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