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Napoli, 24 febbraio 2012_________Questa l'indicazione che comparirà sullo striscione:
detenuti morti nelle carceri italiane
anno 2010: 186 – suicidi 66
anno 2011: 184 – suicidi 66
dato al 23 febbraio 2012 : 25 – suicidi 11
un decesso ogni due giorni
FATE PRESTO !
IL DOCUMENTO APPROVATO: Il 2011 ha visto aggravarsi, negli Istituti di Pena italiani, una situazione che già nel precedente anno era stata definita, dalle stesse istituzioni , illegale e drammatica, tanto da dichiarare lo “stato di emergenza” prorogato a tutto il 2012. Ma nulla è stato fatto.
Nell'anno appena concluso sono stati 186 i morti negli Istituti di Pena, tra questi 66 i suicidi. Nel 2010 il numero dei suicidi è stato identico, mentre i morti sono stati 184. Nel 2012, al 23 febbraio , i decessi sono stati 25 e i suicidi 11. La media in questi ultimi anni è di un morto ogni 2 giorni. Una vera e propria "morìa" dovuta essenzialmente alla costante violazione di legge perpetrata negli Istituti di Pena, con ritardi nei ricoveri anche urgenti, con condizioni igienico-sanitarie disastrose, con privazione della mobilità essenziale, con il mancato rispetto delle elementari regole del vivere civile.
Quali le prospettive ? Il nuovo Ministro appare molto motivato. Le sue dichiarazioni lasciano ben sperare, con la dovuta naturale diffidenza di chi alle buone intenzioni, che tali restano, è abituato. Intanto i provvedimenti già emanati sono del tutto insufficienti e non tengono conto della situazione reale in cui versa il pianeta Giustizia.
L'avere, con il Decreto Legge 22 dicembre 2011, N.211, in vigore dal 23 dicembre u.s. (convertito con modifiche con la Legge 17 febbraio 2012, N.7, in vigore dal 21 febbraio 2012), abbreviato i termini per l'arresto in flagranza e disposto che entro 48 ore debba essere celebrato il giudizio direttissimo, senza portare il detenuto in carcere, se non con provvedimento motivato del Pubblico Ministero, che potrà disporre gli arresti domiciliari o in alternativa la permanenza nelle celle di sicurezza del Corpo che ha provveduto all'arresto, non risolve il problema del detenuto, perché questi, difficilmente otterrà gli arresti domiciliari e vivrà un trauma maggiore viste le condizioni in cui si trovano le celle di sicurezza in Italia e la carenza di risorse per tale evenienza. Il provvedimento, inoltre, incide in maniera irrisoria sul sovraffollamento, in quanto ridurrà solo parzialmente gli ingressi in carcere, perché è facile prevedere che assisteremo ad una sostanziale diminuzione dei giudizi direttissimi e a un aumento delle convalide. L'arrestato sarà portato in carcere per la convalida e non dinanzi al Giudice per il processo.
Quanto all’estensione del termine da 12 mesi a 18 mesi di pena detentiva residua da scontare per essere posti agli arresti domiciliari, il provvedimento non ha rimosso i limiti della prima legge c.d. “svuotacarceri”, resta la necessità dell’accertamento del domicilio idoneo, la non applicazione per reati gravi e la valutazione del magistrato di sorveglianza. Alcuni politici e commentatori hanno definito il provvedimento un “indulto occulto”. E’ bene chiarire che quei pochi detenuti che usufruiranno del beneficio della norma, non saranno liberi, ma posti agli arresti domiciliari, che costituisce altra tipologia di esecuzione della pena. Inoltre ove mai decidessero di evadere dal domicilio, tornerebbero in carcere con una pena ben più lunga da scontare. Non a caso per tale ragione, già con la legge varata sotto il precedente Governo, alcuni detenuti hanno preferito espiare i rimanenti giorni in stato di detenzione, senza usufruire del beneficio.
Le Camere Penali hanno, da tempo, indicato le soluzioni : Depenalizzazione, abolizione di norme carcerogene, ricorso a misure alternative e a pene diverse dal carcere, rivisitazione organica del codice di procedura penale, rivalutazione dell’”eccezionalità” della custodia cautelare in carcere, rappresentano la strada da percorrere. Realizzando tali riforme, impegnando maggiori risorse economiche e destinando le stesse al trattamento del detenuto e non ad altro (è di questi giorni l’inchiesta dell’ Espresso sulle assurde spese del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, per auto di lusso e ristrutturazioni di appartamenti), si potrà pensare anche di emanare l'amnistia e l'indulto, istituti che rappresentano la resa dello Stato e la sua incapacità di governo. Si ripartirà dall'anno zero per coltivare finalmente quel sogno che è la rieducazione del condannato, principio costituzionale ormai da tempo abrogato. L'Italia tornerà ad essere un Paese civile, lasciando meno spazi alla criminalità organizzata, che, anche grazie all'emergenza carcere, riesce a trovare nuove risorse umane tra coloro che vedono lo Stato come un nemico.
Il Ministro della Giustizia ha definito le nuove norme “Salva Carceri” , ma purtroppo occorre ben altro per assicurare il diritto dei detenuti a non subire trattamenti disumani e degradanti. Vi sono alcuni Disegni di Legge che prevedono l’istituzione della “Carta dei diritti e dei doveri dei detenuti” (ricordiamo che “Il Carcere Possibile” ha pubblicato e distribuito ai detenuti, nel 2010, una “Guida ai diritti e ai doveri dei detenuti” tradotta in 5 lingue) e la richiesta al detenuto del “consenso preventivo”, nel caso vengano disposti gli arresti domiciliari con “controllo a distanza” (braccialetto elettronico). Sul punto va detto che è stato confermato il contratto (2001 – 2011) con la Telecom, nonostante il sistema dei braccialetti elettronici – ormai obsoleto - non abbia mai funzionato e sono stati spesi 11 milioni di Euro all’anno. Il Ministro ha anche affermato che vi sono progetti di legge per l’ampliamento delle misure alternative al carcere.
Riteniamo, dunque, che occorre vigilare su quanto nei prossimi mesi si farà e sollecitare le forze politiche a “FARE PRESTO”, perché l’emergenza è urgenza.
A tal fine proponiamo all’Assemblea di approvare la seguente mozione:
“Tenuto conto dello stato attuale degli Istituti di Pena, con particolare riguardo a quelli del Circondario di Napoli, vista la necessità di sollecitare le forze politiche ad un immediato e non più procrastinabile intervento, voglia la Giunta della Camera Penale di Napoli deliberare di apporre nella sede dell’associazione, fino alla discussione in Parlamento dei disegni di legge in materia di detenzione proposti dal Governo”, uno striscione o cartello ben visibile con la seguente scritta:
detenuti morti nelle carceri italiane
anno 2010: 186 – suicidi 66
anno 2011: 184 – suicidi 66
dato al 23 febbraio 2012 : 25 – suicidi 11
FATE PRESTO !
proponendo all’Unione Camere Penali d’invitare le Camere Penali territoriali ad intraprendere analoga iniziativa.
Approvato dal Consiglio Direttivo in data 23 febbraio 2012
(Il Presidente – Avv. Riccardo Polidoro)
Il 2011 ha visto aggravarsi, Il
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