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Napoli, 28 novembre 2011__________________Gli Istituti di pena come i "Pronto Soccorso", dove s'identifica il paziente con un colore per stabilire l'urgenza dell'intervento. Codice bianco, verde, giallo e rosso anche nelle carceri. Lo stabilisce il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria in una circolare sul nuovo trattamento penitenziario. Porte delle celle aperte per i codici bianchi, da valutare per i codici verde e giallo, chiuse per i rossi. L'atto, che per il Dipartimento mira ad innovare la gestione dei detenuti, in realtà non fa altro che ripetere le raccomandazioni che prima di ogni estate vengono date alle direzioni degli Istituti per evitare che il caldo possa essere un ulteriore elemento per spingere al suicidio o per aggravare patologie in corso. Ora come allora i Direttori delle carceri non potranno aderire alla circolare, perchè il sovraffollamento, la tipologia delle strutture e la mancanza di personale e di risorse non consente, allo stato, una disciplina diversa della detenzione. Le disposizioni del D.A.P. prevedono, inoltre, modalità di accertamento nell'attribuzione dei codici e di conferma degli stessi alquanto complesse, del tutto irrealizzabili, come altre norme dell'Ordinamento Penitenziario che da oltre trent'anni non trovano attuazione.
Va altresì precisato che quanto stabilito dalla circolare rappresenta già un vero e proprio diritto del detenuto. La pena da scontare, infatti, non prevede affatto la detenzione in cella per 24 ore, ma esclusivamente la permanenza obbligata all'interno dell'Istituto, dove devono essere attuati programmi di rieducazione. La cella dovrebbe essere una stanza di pernottamento.
L' "innovativa (!)" circolare allora appare esclusivamente un invito e una censura a quelle Direzioni d'Istituto che, pur avendo le possibilità, non applicano la Legge.
Ecco quanto trasmesso dall' Agi, il 27 novembre 2011
Il codice rosso entra in carcere insieme al codice bianco, verde e giallo ed è una vera rivoluzione negli istituti di pena per il trattamento dei detenuti, non tutti in carcere per le stesse ragioni e con le stesse modalità di comportamento, e per gli stessi agenti della polizia penitenziaria, che svolgerà più compiti di polizia che non di custodia.
La “rivoluzione” porta la firma di Sebastiano Ardita, alla guida della direzione generale detenuti, che dopo nove anni lascia per tornare alla procura della Repubblica di Catania.
L’innovazione guarda alla nostra Carta Costituzionale e sottolinea come la rieducazione sia un obiettivo primario del trattamento penitenziario. Quarantatré pagine controfirmate dal capo del Dap, Franco Ionta, la circolare sul nuovo trattamento penitenziario rappresenta una vero cambio di passo nel sistema carcerario: mira ad innovare la gestione dei detenuti comuni introducendo un codice per ogni categoria per evidenziare il livello di rischio che presenta, introduce un regime a celle aperte per i detenuti non pericolosi e garantisce più ampi spazi di trattamento e di recupero sociale.
Le disposizioni non si applicano, per motivi opposti, né ai detenuti del circuito alta sicurezza, né a quelli in custodia attenuata per cui restano ferme le regole attualmente in vigore, se più favorevoli. Il codice bianco verrà utilizzato per individuare i detenuti che non sono stati autori di reati di violenza (i tossicodipendenti, gli extracomunitari, i nuovi poveri), e che al tempo stesso abbiano mantenuto una buona condotta ed abbiano risposto al trattamento penitenziario.
Il codice verde potrà essere individuato per identificare i soggetti autori di reati di violenza, che abbiano risposto bene al trattamento e mantenuto buona condotta. Il codice giallo è per i detenuti che abbiano realizzato violazioni disciplinari. Il codice rosso per gli autori di reati in carcere e di tentativi di evasione. I codici bianchi dovranno essere tenuti a celle aperte, e tendenzialmente anche i verdi. I codici gialli potranno essere tenuti a celle aperte dopo attenta osservazione. I codice rosso dovranno essere mantenuti chiusi.
La polizia penitenziaria perderà la funzione di custodia ed opererà con funzioni di polizia, andando in giro per gli spazi aperti ed assicurando l’ordine, la disciplina e la sicurezza pubblica. Vengono introdotte anche nuove regole di assistenza ed un gruppo di intervento interdisciplinare per prevenire i suicidi.
Viene sostanzialmente abolita la sorveglianza a vista, ossia verrà impedito d’ora in poi che i soggetti a rischio vengano sottoposti a misure preventive con contenuto esclusivamente custodiale, favorendone il recupero.
Quanto ai tempi di attuazione, per garantire che tutti gli istituti di pena possano attuare contestualmente quanto previsto dalla circolare, si procederà per tappe. Intanto verrà stabilmente convocata, in ogni istituto, un’equipe per avviare il censimento della popolazione detenuta e individuare le sezioni da destinare ai detenuti a regime aperto.
Gli elenchi dei detenuti da ammettere al regime aperto verranno inviati entro 60 giorni al provveditorato regionale competente che raccoglierà le proposte e verificherà la fondatezza della eventuale mancata attuazione del regime aperto, inviando poi, entro 30 giorni, alla direzione generale dei detenuti, il progetto completo su base regionale.
L’attribuzione del codice è legata a riunioni periodiche dell’equipe dell’istituto che può rivedere in senso positivo o negativo le valutazioni sul livello di pericolosità del detenuto, comunicando ogni decisione al provveditorato. Se un detenuto viene trasferito, l’istituto che lo accoglie dovrà confermare o modificare il codice assegnatogli. |