06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito è disponibile la seconda...
 
La delegazione di Bari dell'Associazione "Il carcere possibile"
“Risorgimento dal Carcere” curato da “Il Carcere possibile” delegazione di Bari, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
 

“Risorgimento dal Carcere”

Per iniziativa dell’Associazione “Il Carcere Possibile” delegazione di Bari “Giuseppe Castellaneta”, le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità  di Italia si sono arricchite di una nuova prospettiva: parlare di Risorgimento dall’interno del carcere con la voce dei detenuti.

La sfida lanciata dall’Associazione ha trovato il sostegno e la disponibilità  della Direzione della Casa Circondariale e l'immediata collaborazione del regista dello spettacolo Enrico Romita il quale, dati i tempi ristrettissimi e le modalità operative complesse, ha puntato sulla lettura scenica quale strumento per rappresentare Il parallelismo tra lo strazio dei garibaldini, lontani da affetti e famiglie, imbarcati in una spedizione così improbabile e avventurosa, e la sofferenza dei detenuti, con le proprie storie e provenienze.

In solo otto ore di progettazione, il regista e l’attrice Giusy Frallonardo hanno lavorato con i detenuti preparandoli, attraverso l’immedesimazione, alla lettura dei testi delle missive risorgimentali, partendo dall’analisi delle lettere, sottolineando le pause e dando anche la possibilità di aggiungere un proprio pensiero. 

I detenuti  hanno colto con entusiasmo  l’occasione per esprimere i propri sentimenti attraverso le parole scritte dai Garibaldini centocinquanta anni prima: ogni detenuto ha associato se stesso ad un uomo assunto ad eroe della libertà, identificandosi con le idee espresse attraverso  le lettere inviate dal fronte. La condizione estrema di chi lotta per la libertà, la libertà dei propri fratelli italiani, è  stata assimilata in modo inconscio da ciascuno di loro.

Si è  creato  durante gli incontri  un rapporto di fiducia reciproco che ha orientato  le scelte musicali e esaltato l’impegno di ciascuno nella riuscita della rappresentazione. Infatti, I veri protagonisti della performance sono stati i detenuti: uno per volta, Vincenzo, Giuseppe, Salvatore, Michele, Artan, Michele,  Francesco, Enrico e Nicola  si sono alzati dal loro posto tra il pubblico, accompagnati dalla musica di De Gregori e De Andrè, hanno letto -visibilmente emozionati- le lettere di un garibaldino al fronte e  passi scritti da Indro Montanelli, mentre l’attrice Giusy Frallonardo ha dato voce ai pensieri scritti da un detenuto .

Piena ed immediata adesione all’iniziativa è stata prestata anche dal prof. Vitantonio Leuzzi e dal giornalista Felice Blasi che ha introdotto lo spettacolo sottolineando l’alto valore simbolico del luogo e dei protagonisti:

  “Quando abbiamo pensato di realizzare una celebrazione del Risorgimento in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia all’interno del carcere di Bari, ci è sembrato al principio che poteva forse non essere il luogo più adatto per un evento di questo tipo. Un carcere, nell’immaginario pubblico, è l’istituzione “bassa” per eccellenza, un luogo di punizione e di emarginazione, dove si sconta un reato. I detenuti, inoltre, potevano essere davvero interessati a partecipare ad uno spettacolo del genere? A mettersi dal loro punto di vista, emergeva una contraddizione: per quale motivo dei carcerati dovrebbero celebrare uno Stato che li ha condannati, giustamente o ingiustamente che sia, alla privazione della libertà?  

Era per risolvere questa contraddizione che abbiamo pensato ad una celebrazione in cui i protagonisti fossero i carcerati stessi, con le loro voci, le loro impressioni, portate in pubblico. Prima dell’unificazione, il Risorgimento non fu fatto di inni e celebrazioni, ma di dolore e di sconfitte, e per almeno sessant’anni, a partire dal 1794, due generazioni d’italiani subirono condanne, esilio, pene di morte, carcere.    
 
 

Da qui il senso della lettura storica del nesso tra carcere e Risorgimento, a cui abbiamo dato il titolo “Risorgimento dal carcere”.  “Dal carcere”, e non semplicemente “in carcere”, perché volevamo esprimere il doppio significato del nostro tentativo: da un lato, far capire come, per le ragioni qui solo accennate, il Risorgimento può  essere compreso dal punto di vista del carcere; dall’altro lato, mostrare come il Risorgimento ci insegni il bisogno di risorgere dal carcere, da una condizione nel quale si finisce per tante ragioni, ma da cui è possibile venir fuori, e cambiare. Così  come fecero quei patrioti, che uscirono dalle carceri nelle quali avevano passato molti anni, e cambiarono se stessi e l’Italia. “Risorgimento dal carcere”  esprime il significato, ad un tempo storiografico ed etico, dell’operazione che abbiamo tentato nel carcere di Bari”. 

Lo spettacolo, che ha emozionato tutti i presenti,  si è concluso con la consegna  ai detenuti  protagonisti degli  attestati di partecipazione da parte della responsabile della delegazione di Bari, avv. Virginia Ambruosi.

Questa esperienza , così come sottolineato dal regista Enrico Romita, ” è stato un piccolo contributo alla dignità di alcuni uomini  e personalmente  una grande esperienza di conoscenza”.

L’associazione, in accordo con la Direzione della Casa Circondariale, si propone di ripetere l’evento dopo l’estate.