|
CARCERI: ARDITA (DAP), LAVORA SOLO 20% DETENUTI, - 30% FONDI
(ANSA) - ROMA, 30 APR - In Italia lavora solo il 20,8% dei detenuti (per l'esattezza 14.174 su un totale di circa 67mila), contro il 30% di prima dell'indulto del 2006. E questo principalmente per il taglio di circa il 30% dei fondi assegnati al lavoro per i detenuti, passati da 71milioni e 400 mila euro nel 2006 a circa 50 milioni nel 2011. A sottolinearlo e' Sebastiano Ardita, direttore generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che in un'intervista al quotidiano web 'Giustizia on line' del dicastero di Via Arenula, traccia un bilancio. ''E' un dato di media entita' - afferma - che di per se' sembrerebbe modesto, tenendo conto del fatto che il lavoro dovrebbe essere una delle componenti fondamentali dell'attivita' di trattamento penitenziario, ma e' piu' realisticamente accettabile se consideriamo che in Italia, dei 67mila detenuti presenti, una grande parte e' in transito dal carcere e non in condizione di stabile detenzione''. Considerando il taglio dei fondi - sottolinea Ardita - ''noi dobbiamo far fronte a una popolazione detenuta che dal 2006, anno dell'indulto, e' cresciuta dalle 50mila unita' alle attuali 70mila circa, con un aumento demografico di circa il 40% e una contestuale perdita di fondi pari al 30%. Le due curve si sono incrociate, mentre in realta' avrebbero dovuto seguire una linea coerente. Come risultato, abbiamo oggi una disponibilita' pro capite dimezzata rispetto a quello che avevamo nel 2007 per far lavorare un detenuto''. Il carcere ''continua ad essere un presidio di legalita' per alcune forme gravissime di criminalita'''. Tuttavia - fa notare, tra l'altro, Ardita - ''e' anche vero che appesantire il sistema con la presenza di soggetti che non sono tali da giustificarne la presenza in carcere fa perdere il senso della stessa pena e si crea un pericoloso presupposto che e' quello di far scarseggiare le risorse per tutti''. (ANSA). |