06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito è disponibile la seconda...
 
RITORNANO LE DICHIARAZIONI DEL CAPO DEL DIPARTIMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA SULL'ATTUALE SITUAZIONE NELLE CARCERI ITALIANE
Le parole del Dott. Ionta sono le stesse del gennaio 2010, quando il Consiglio dei Ministri proclamò lo stato di emergenza negli Istituti di Pena.
 

Napoli, 29 marzo 2011__________Si torna a parlare di "pilastri" che dovrebbero risolvere i problemi degli Istituti di Pena italiani. Più di un anno fa i "pilastri" che il Ministero si accingeva a mettere in campo erano quattro: 1) Edilizia Penitenziaria; 2) detenzione domiciliare per chi deve scontare solo un anno di pena residua; 3) Messa alla prova delle persone imputabili fino a tre anni; 4) Assunzione di 2.000 nuovi agenti di polizia penitenziaria. Nell'intervista emerge il fallimento dell'azione di Governo. Si parla di "condizione di precarietà" , mentre sarebbe stato più corretto dire che vi è uno "stato di emergenza" proclamato ufficialmente dal Consiglio dei Ministri da ormai 15 mesi, che non ha visto alcun intervento concreto. Mentre il Piano per l'Edilizia Penitenziaria non trova attuazione, palese è l'assoluto fallimento della c.d. "svuotacarceri" che, come dichiarato dallo stesso Capo del Dipartimento, ha visto uscire per andare agli arresti domiciliari solo 1.600 persone, a fronte dei 7.000 annunciati e sta ingolfando i Tribunali di Sorveglianza, già in difficoltà.  Di "messa alla prova" non si è più parlato e l'assunzione dei 2000 agenti non è avvenuta.
Non sarebbero stati questi "pilastri" a risolvere il problema del sovraffollamento, come più volte abbiamo detto proponendo la strada giusta da percorrere, ma l'inefficacia dell'azione politica è davvero preoccupante, come lo sono le parole del Capo dell'Amministrazione Penitenziaria che, a fronte dell'assenza totale di risposte, ripete cose già dette, che dovrebbero destare irritazione non solo nei detenuti, ma anche nello stesso personale di polizia penitenziaria di cui egli dice di andare orgoglioso.
L'articolo pubblicato da "La Repubblica":

Giustizia: Ionta (Dap); la difficile situazione delle carceri e l’abnegazione del personale    
Agenzia Adnkronos - La Repubblica, 28 marzo 2011

Il capo del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) traccia un quadro - peraltro già noto - della drammatica situazione negli istituti di pena italiani. Le regioni con maggiori difficoltà. Il Piano Carceri che prevede 20 nuovi padiglioni. Seimila dossier da esaminare per la detenzione domiciliare nell’ultimo anno.

Il dottor Franco Ionta - direttore del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e Commissario delegato per il Piano Carceri - ha rilasciato all’Adnkronos un’intervista sulla attuale situazione nelle carceri, che pubblichiamo integralmente.
La distribuzione sul territorio. “In questo momento in carcere si vive una condizione di precarietà, affrontata con abnegazione da un personale di cui vado orgoglioso. Dal lato dei detenuti, ci sono situazioni difficili che stiamo affrontando: il problema di stare in troppi in una cella è una questione seria, cui dobbiamo dare una risposta. Al di là dei numeri, che indicano un surplus di 22.259 detenuti rispetto alla massima capienza, ci sono situazioni davvero molto complicate. Il piano carceri - spiega Ionta - sta cercando di deflazionare i detenuti distribuendo le unità sul territorio, in modo da non far gravare il peso dell’affollamento soltanto su alcune regioni.
Le situazioni più difficili. Tra quelle più in debito d’ossigeno - sottolinea il capo del Dap - ci sono Calabria, Sicilia, Emilia Romagna e Veneto. La situazione del sistema penitenziario - aggiunge Ionta - è all’attenzione del governo, del Guardasigilli Alfano e del Dipartimento. Per affrontare un problema che riguarda ormai 67.500 detenuti in tutte le carceri italiane, con una carenza di 6.000 agenti di polizia penitenziaria, si è programmata una strategia complessiva in vista di quella che definisco la stabilizzazione del sistema.
Venti nuovi padiglioni. Il governo - rimarca Ionta - mi ha conferito poteri straordinari per l’edilizia penitenziaria e ho elaborato un piano per la costruzione di 20 nuovi padiglioni nelle carceri esistenti e di 11 nuovi istituti penitenziari dislocati in diversi territori del paese, dove riteniamo ci sia maggior necessità di sicurezza. Sono state firmate una serie di intese con le regioni e il budget a disposizione è di 700 milioni di euro” che dovranno garantire 9.150 nuovi posti detentivi. I tempi del piano - assicura Ionta - saranno più brevi rispetto al passato: dal momento in cui le gare vengono aggiudicate, i nuovi padiglioni verranno costruiti in 18 - 24 mesi. I tempi sono di 24 - 36 mesi, invece, per la costruzione dei nuovi istituti. Conto di poter fare le prime gare per i padiglioni prima dell’estate”.
L’assunzione del personale. Questa è la prima direttrice del piano governativo. Accanto all’edilizia carceraria, “c’è la parte importante dell’assunzione del personale: dal lunedì 28 marzo - spiega il Commissario delegato per il Piano carceri - 760 persone cominceranno il corso di formazione della durata di 6 mesi e al termine avremo le unità a disposizione”. A queste “si aggiungerà, entro un anno, un’assunzione straordinaria di oltre 1.600 persone. E c’è un recupero del turn over che interessa la polizia penitenziaria, che consentirà un recupero di 1.100 persone, una parte delle quali saranno funzionari”.
L’ultimo anno di detenzione. Il “terzo pilastro del piano carceri - rimarca Ionta - è la possibilità di far scontare alle persone l’ultimo anno di detenzione presso un domicilio e non in carcere. La legge, approvata a dicembre 2010, ha visto finora 1.600 persone godere di questa possibilità. È una misura che dipende dalla magistratura di sorveglianza - sottolinea il capo del Dap - e c’è una platea di circa 6.000 persone e relativi dossier da esaminare”.
Il carcere a domicilio. Uno dei problemi che la strategia incontra è però quello del domicilio, perché - conferma Ionta - vi sono persone che non hanno un domicilio congruo. Ho in corso degli incontri con enti locali per verificare la possibilità di mettere a disposizione alcune strutture per dare questa possibilità a persone non particolarmente pericolose, giunte al termine di un percorso positivo nelle strutture penitenziarie”.
Ma il problema resta la gestione ordinaria. Per il capo del Dap, “il punto più difficile” rimane però “la gestione ordinaria della struttura carcere. In questo momento di transizione e costruzione, c’è da fare uno sforzo aggiuntivo rispetto al grande sacrificio profuso ogni giorno dal personale. Non a caso da un pò di tempo visito gli istituti di pena per verificare le loro condizioni di lavoro”, aggiunge Ionta, per il quale le maggiori criticità si riscontrano “negli istituti datati, dove servono lavori di manutenzione e il sovraffollamento è elevato. Ma abbiamo anche strutture di eccellenza, come il carcere di Trento. Accanto a questi dati, si registrano esperienze positive, con prassi di lavoro all’esterno del carcere, dove i detenuti recuperano una professionalità per essere restituiti alla società civile. Dovrebbe essere questa - conclude Ionta - la finalità cui tende la pena”.