06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito č disponibile la seconda...
 
CARCERI ITALIANE: LE PEGGIORI D'EUROPA
L'Italia č al di sotto degli standard europei. Un articolo de "Il Mattino" propone il dossier di Antigone. Sullo stesso quotidiano l'intervento di Pietro Calabrese : CARCERI AFFOLLATE, VERGOGNA CONTINUA
 
"IL MATTINO" 29 maggio 2010. CARCERI, RAPPORTO CHOC "LE PEGGIORI D'EUROPA"
DOSSIER DI ANTIGONE: 60MILA DETENUTI IN 47MILA POSTI. LA META' ANCORA SENZA PROCESSO

Roma. Le carceri italiane sono le peggiori del continente e le più sovraffollate. Dopo il rapporto di Amnesty International che mette il nostro paese fra i 166 che calpestano i diritti umani - per i respingimenti in mare degli immigrati ma anche per gli abusi delle forze dell’ordine e l’atteggiamento persecutorio nei confronti dei Rom - un altro inquietante dossier ci rivela un’Italia che si preferisce non conoscere: quella della sua popolazione in carcere, 59mila persone contro le 47mila che le strutture sono in grado di ospitare offrendo almeno un letto a ciascuna. Questo significa un sovraffollamento del 157% contro la media europea del 96%. È il quadro del fenomeno tracciato dall’associazione Antigone che nelle carceri lavora. Sconfortante. Per certi versi vergognoso. L’Italia, ben al di sotto degli standard europei - così spesso invocati ad ogni piè sospinto - fa peggio anche di Cipro, Serbia e Russia. Quasi la metà dei detenuti, il 44% è in regime di custodia cautelare, ossia senza ancora aver subito un processo. Fra gli stranieri la percentuale dei preventivamente carcerati è del 64,2%, prima e non unica spia del fatto che per gli stranieri le porte della galera si aprono assai più facilmente. Un esempio; 14mila stranieri passati per le carceri in un anno sono stati arrestati per violazione della legge sull’immigrazione: in sostanza per la sola mancanza di un permesso di soggiorno. Per Antigone le carceri potrebbero essere assai più vuote se per i reati minori si adottassero misure alternative. Al contrario, si legge, «il ricorso quasi sistematico alla carcerazione preventiva per le persone in attesa di giudizio per spaccio, come nel caso di Stefano Cucchi» e l'utilizzo di metri di giudizio diversi dell'assegnazione delle misure alternative tra stranieri e italiani sono uno dei motivi che ne causano la congestione. È tra il 2007 ed il 2008 che la crescita della popolazione carceraria è esplosa (più 22,5%), mentre l’Europa adottava provvedimenti e la faceva calare. Il 37,4% dei detenuti è straniero: una percentuale - sottolinea Antigone - mai raggiunta prima. Infine Antigone sottolinea l'elevata percentuale di detenuti per droga, 26mila. Il 27% del totale delle persone negli istituti di pena è tossicodipendente e 38% è in carcere per detenzione e spaccio.

________________________________________

In un Paese civile il ministro dell’Interno, quello della Giustizia e il capo dell’opposizione si vergognerebbero. In un Paese appena civile, la pletora di funzionari, burocrati, commissari straordinari e portaborse mascherati da esperti, si vergognerebbero molto. In un Paese normale l’opinione pubblica si sarebbe già indignata e mobilitata da un pezzo. In un Paese appena normale nessuno si sognerebbe di lasciare sulle spalle dei radicali di Pannella, che da mezzo secolo sono avanti a tutti nelle battaglie civili, il peso di un problema enorme come quello del sovraffollamento delle carceri. I numeri testimoniano non più il disagio ma la tragedia sfiorata ogni giorno. Abbiamo in Italia 206 carceri e 44mila posti branda. Sono in galera 68mila detenuti. Quindi: 68mila contro 44mila. E già questo dato basterebbe a far capire quanto è vicino l’abisso.

Ogni giorno si verificano 20 tentativi di suicidi nelle patrie galere, vale a dire quasi uno l'ora. Dall'inizio dell’anno si sono uccisi 26 detenuti. Per disperazione, perché non ce la facevano più, per tirarsi fuori dall’inferno carcerario. Un’ultima cifra: il 40 per cento dei detenuti è ancora in attesa di giudizio. Sta lì, ma nessuno si sogna di stabilire se a torto o a ragione. Alla faccia del sacrosanto principio in base al quale puoi togliermi la libertà, se lo merito, ma nessuno può strapparmi di dosso la dignità. Cesare Beccarla nel suo «Dei delitti e delle pene», parla di «dolcezza» della pena. E gli antichi latini avevano coniato una delle più belle parole del vocabolario universale di tutti i tempi: la pietas. Chissà che fine ha fatto oggi la pietas nelle stanze del potere, nei palazzi di chi comanda e può decidere, nel cuore di politici preoccupati solo della cricca e delle auto blu. Sembrava si fosse arrivati a un accordo su un provvedimento che concedeva a quelli che avevano da scontare ancora un solo anno di carcere di poterlo fare a casa, dietro alcune garanzie, ma non se n’è fatto nulla. Forse l’hanno ridotto a quelli che hanno da scontare solo sei mesi, forse no, nessuno ci capisce niente. Maroni e Di Pietro contro Alfano, Bersani balbetta, Berlusconi tace, alcuni farfugliano, e intanto si allunga la lista dei morti e dei tentati suicidi. Tra poco arriva l’estate e col caldo la situazione rischia di deflagare. Qualcuno, per favore, ascolti gli uomini di buona volontà che ancora resistono alla barbarie.
PIETRO CALABRESE