06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito č disponibile la seconda...
 
16° SUICIDIO DEL 2010. NELL'ISTITUTO DI SULMONA E' IL SECONDO DALL'INIZIO DELL'ANNO
Il 7 gennaio scorso si era impiccato un altro detenuto. Entrambe si trovavano reclusi nella "Casa di lavoro" dell'Istituto di Sulmona, sottoposti ad una misura di sicurezza detentiva.
 

Sulmona, 2 aprile 2010____________L'uomo era tossicodipendente, sieropositivo e soffriva di gravi problemi di salute. La "Casa di Lavoro" di Sulmona ancora una volta vede un recluso morire. 
"Il Carcere Possibile Onlus" aveva scelto proprio Sulmona, per denunciare, in occasione dell'Inaugurazione dell'Anno Giudiziario, l'inerzia del Governo dinanzi ad un'emergenza-carcere ogni giorno più drammatica.
Della Sezione “Casa di Lavoro” di Sulmona si sono occupati i Radicali, con l'On.le Rita Bernardini ed anche l’On. Giovanni Lolli (Pd), che  ha depositato un' interrogazione al Ministro della Giustizia, per chiederne la chiusura o, quanto meno, la considerevole riduzione del numero degli internati.
Questo il testo della interrogazione “La Casa di lavoro nel carcere di Sulmona è divenuta progressivamente la più grande d’Italia - vede 205 internati ed è previsto l’arrivo di altri 200 internati nei prossimi mesi - la considerevole carenza di personale (si calcola una carenza di personale del 30 per cento dell’organico necessario) rende impossibile la convivenza della più grande Casa di Lavoro d’Italia con un carcere che vede la contestuale presenza di circuiti giudiziari (alta sicurezza, detenuti comuni, internati, internati 41-bis e collaboratori). È evidente che l’impegno del personale in entrambe le funzioni rende impossibili le condizioni di permanenza sia di detenuti che di internati. A causa dell’elevato numero di ristretti nella struttura, infatti - prosegue la nota - il rapporto tra operatori carcerari e internati risulta difficoltoso; stante l’inidoneità della struttura, gli internati sono gestiti come detenuti e vengono concesse loro solo 4 ore d’aria nell’arco della stessa giornata le restanti 20 ore vengono trascorse all’interno delle stanze di detenzione poiché la maggioranza di essi non lavora e molti di loro iniziano a svolgere un’attività lavorativa dopo 4-5 mesi di internamento e per periodi limitati”.