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Napoli, 15 marzo 2010__________________"Il Carcere Possibile" quello previsto dalla legge è andato in onda ieri notte su Rai 3, nella trasmissione "Telecamere". In nome del principio costituzionale della rieducazione del condannato, la TV è entrata in alcuni Istituti. Mura linde e pulite, celle ordinate, familiari accolti in ambienti decenti. Detenuti al lavoro in torrefazioni di caffè ed in fabbriche di birra. Sono stati ripresi anche servizi igienici in alluminio di nuova generazione. Tutto così come previsto dall'Ordinamento e dal Regolamento Penitenziario. Chi non avesse visto il programma, potrà farlo sul sito di "telecamere".
Allo spettatore è stato detto che i suicidi, sarebbero dovuti esclusivamente a problemi degli stessi detenuti, aggravati dallo stato di detenzione, mentre le carceri sono state mostrate come luoghi relativamente accoglientii, dove i familiari vanno, con comodità, a trovare i loro cari.
Nella stessa giornata, "La Repubblica" edizione di Napoli, ha pubblicato un articolo dal titolo "POGGIOREALE, NEL GIRONE DEI DANNATI" - Viaggio nel carcere super affollato dove si è appena compiuto l'ultimo suicidio. Fino a dieci detenuti per cella".
Un contrasto d'informazioni esasperato. Quale la verità ?
Essere detenuto in un luogo o in un altro cambia la vita ? Ebbene si. Cambia e non di poco.
Entrambe i servizi hanno raccontato la verità.
Quella del giornale era riferita alla Casa Circondariale di Napoli, quella televisiva ha fatto riferimento a quanto deve meritare il plauso dell'opinione pubblica, perchè è così che va scontata la pena, nel rispetto della legge. Non sarà stato facile individuare solo le carceri che funzionano. Non sono molte, anzi pochissime. Ma ci sono riusciti, magari con l'indicazione di qualche addetto ai lavori.
Sarebbe stato opportuno, che il più grande mezzo d'informazione, avesse fatto conoscere anche quello che avviene nella maggior parte degli Istituti di pena, non solo ai detenuti, ma anche ai familiari che li vanno a trovare e agli agenti di Polizia Penitenziaria che ci lavorano.
Crediamo che ai detenuti vada offerto un "diritto di replica" e che le telecamere debbano entrare anche in altri Istituti, magari a Poggioreale, nel padiglione "Napoli", dove si vive per 22 ore al giorno anche in 10 in una stanza, dove si cucina, si mangia e c'è il bagno a vista. Ci si potrebbe poi soffermare su quanto avviene fuori le mura della Casa Circondariale dalle tre di notte, quando i familiari iniziano la fila per i colloqui, che si terrano al mattino.
Non vogliamo condannare l'Amministrazione Penitenziaria, che in questa costante emergenza fa miracoli, ma l'assordante silenzio della politica che, pur dichiarando "lo stato di emergenza", nulla concretamente fa per affrontare la palese violazione di diritti umani, anzi emana inutili provvedimenti che prevedono una maggiore carcerizzazione.
Finchè i "media" tutti, non si faranno carico dell' "emergenza", i politici continueranno a rinviare il problema e nelle carceri si continuerà a morire.
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