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Continua l'inerzia del Governo sull'emergenza carceri e, purtroppo, si registrano nel Paese le proteste dei detenuti per le condizioni in cui sono costretti a vivere. All'inerzia del Governo, corrisponde l'atteggiamento passivo di chi avrebbe l'obbligo di verificare il rispetto delle condizioni minime d'igiene all'interno degli Istituti ed adottare i conseguenziali provvedimenti previsti dalla legge. Le pene consistono nella privazione della libertà, non nella perdita del diritto alla salute ed alla dignità.
Riportiamo l'articolo pubblicato dal Corriere della Sera a firma di Giovanni Viafora:
La Casa circondariale in via Due Palazzi rischia di vedere altre gravi proteste
PADOVA — L’altra notte, tra mercoledì e giovedì scorsi, la Casa circondariale di Padova ha rischiato di esplodere. La struttura, sull’orlo del collasso con 254 detenuti ospiti, a fronte di una capienza massima di 96 posti, è stata teatro di una drammatica contestazione durata fino all’alba. La rivolta è stata quietata alle 4.30 del mattino, ma è stato necessario l’intervento esterno di carabinieri e polizia. Secondo la testimonianza di Giampietro Pegoraro, coordinatore sindacale degli agenti penitenziari per la Cgil, il primo focolaio di protesta si è acceso attorno a mezzanotte, quando dalle celle è partita la cosiddetta «battitura», ossia lo sbattere sulle sbarre da parte dei detenuti con pentolame e altri attrezzi metallici. La situazione è degenerata poco dopo, specie nell’area dell’ex settore femminile. In una cella, in particolare, i carcerati hanno dato vita ad una contestazione veemente: in otto, tutti stranieri, hanno cominciato a dare fuoco alle lenzuola e a devastare sanitari e impianti idraulici.
L’acqua si è immediatamente sparsa ovunque, mentre anche letti e armadi venivano completamente divelti. «Fortunatamente non si è verificata alcuna colluttazione tra agenti e detenuti — ha spiegato la direttrice della Casa circondariale, Antonella Reale — E, alla fine, sono rimasti solo i danni: una stanza distrutta, tubi rotti, pavimenti allagati». Placata la contestazione, gli otto rivoltosi sono stati trasferiti verso altre strutture di detenzione. «È da tempo che denunciamo questo dramma — ha dichiarato il sindacalista Pegoraro — È insostenibile. Qui non si riesce più a vivere». I numeri sono spaventosi. A Padova, nella Casa circondariale, che è il luogo dove vengono fatte scontare le pene più brevi o dove sono portati gli imputati in attesa di giudizio, ormai si trovano otto-dieci carcerati per ogni cella da 12 metri quadri. I detenuti, quasi tutti extracomunitari (sono il 90% della popolazione carceraria), dormono per terra, nei bagni, in condizioni igienico-sanitarie precarie. «Bisogna trovare una soluzione in breve tempo» ha chiuso Pegoraro. Che questa sera, intanto, si confronterà nella sala Anziani di Palazzo Moroni con i volontari e gli educatori di «Ristretti orizzonti» e «Antigone», due associazioni che operano nel carcere. Perché la situazione è vicina al collasso.
Giovanni Viafora - 18 dicembre 2009
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