06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito č disponibile la seconda...
 
CAPIENZA 96 - DETENUTI 254 : RIVOLTA A PADOVA
Nella Casa Circondariale "DUE PALAZZI" protesta con "battitura" sulle sbarre con pentolame, fuoco a lenzuola e danneggiamenti ad impianti.
 

Continua l'inerzia del Governo sull'emergenza carceri e, purtroppo, si registrano nel Paese le proteste dei detenuti per le condizioni in cui sono costretti a vivere. All'inerzia del Governo, corrisponde l'atteggiamento passivo di chi avrebbe l'obbligo di  verificare il rispetto delle condizioni minime d'igiene all'interno degli Istituti ed adottare i conseguenziali provvedimenti previsti dalla legge. Le pene consistono nella privazione della libertà, non nella perdita del diritto alla salute ed alla dignità.

Riportiamo l'articolo pubblicato dal Corriere della Sera a firma di Giovanni Viafora:

La Casa circondariale in via Due Palazzi rischia di vedere altre gravi proteste

PADOVA — L’altra notte, tra mercoledì e giovedì scor­si, la Casa circondariale di Pa­dova ha rischiato di esplode­re. La struttura, sull’orlo del collasso con 254 detenuti ospiti, a fronte di una capien­za massima di 96 posti, è sta­ta teatro di una drammatica contestazione durata fino al­l’alba. La rivolta è stata quieta­ta alle 4.30 del mattino, ma è stato necessario l’intervento esterno di carabinieri e poli­zia. Secondo la testimonianza di Giampietro Pegoraro, coor­dinatore sindacale degli agen­ti penitenziari per la Cgil, il primo focolaio di protesta si è acceso attorno a mezzanot­te, quando dalle celle è parti­ta la cosiddetta «battitura», ossia lo sbattere sulle sbarre da parte dei detenuti con pen­tolame e altri attrezzi metalli­ci. La situazione è degenerata poco dopo, specie nell’area dell’ex settore femminile. In una cella, in particolare, i car­cerati hanno dato vita ad una contestazione veemente: in otto, tutti stranieri, hanno co­minciato a dare fuoco alle len­zuola e a devastare sanitari e impianti idraulici.

L’acqua si è immediatamente sparsa ovunque, mentre anche letti e armadi venivano completa­mente divelti. «Fortunatamente non si è verificata alcuna colluttazio­ne tra agenti e detenuti — ha spiegato la direttrice della Ca­sa circondariale, Antonella Reale — E, alla fine, sono ri­masti solo i danni: una stanza distrutta, tubi rotti, pavimen­ti allagati». Placata la conte­stazione, gli otto rivoltosi so­no stati trasferiti verso altre strutture di detenzione. «È da tempo che denunciamo que­sto dramma — ha dichiarato il sindacalista Pegoraro — È insostenibile. Qui non si rie­sce più a vivere». I numeri sono spaventosi. A Padova, nella Casa circonda­riale, che è il luogo dove ven­gono fatte scontare le pene più brevi o dove sono portati gli imputati in attesa di giudi­zio, ormai si trovano otto-die­ci carcerati per ogni cella da 12 metri quadri. I detenuti, quasi tutti extracomunitari (sono il 90% della popolazio­ne carceraria), dormono per terra, nei bagni, in condizioni igienico-sanitarie precarie. «Bisogna trovare una solu­zione in breve tempo» ha chiuso Pegoraro. Che questa sera, intanto, si confronterà nella sala Anziani di Palazzo Moroni con i volontari e gli educatori di «Ristretti oriz­zonti» e «Antigone», due as­sociazioni che operano nel carcere. Perché la situazione è vicina al collasso.

Giovanni Viafora - 18 dicembre 2009