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STRISCIA LA NOTIZIA (13 ottobre 2009)
Bracialetti elettronici: uno spreco da 110 milioni di euro
Su 400 in Italia ne viene usato solo 1, in Francia e Gran Bretagna 13 mila
Bracialetti costosi, anzi costosissimi, più che se fossero fatti di oro diamanti e pietre preziose. Si tratta dei bracialetti elettronici nati come sistema alternativo alla detenzione oggetto ieri, 13 ottobre, di un servizio di Jimmy Ghione. L'Inviato del Tg satirico ha parlato di uno spreco da 110 milioni di euro per la realizzazione di un sistema che però non viene applicato dai magistrati. Il dott. Donato Capece, segretario generale del sindacato di Polizia penitenziaria, ha spiegato davanti ai microfoni di Striscia che di questi bracciali ne sono stati realizzati 400, ma che allo stato attuale solo 1 è impiegato a Milano e gli altri 399, chiusi in un caveau del Ministero dell'Interno.
Il braciale doveva servire a controllare i detenuti agli arresti domiciliari limitando così il sovraffolamento delle carceri. Prima ancora della loro sperimentazione, durante il governo Amato, nel 2001, era stato siglato un accordo tra l'allora ministro dell'interno, Enzo Bianco, e l'ex Guardasigilli, Piero Fassino, con Telecom. Il contratto della durata di 10 anni prevedeva l'impiego dei bracialletti per 11 milioni di euro l'anno, che da allora i contribuenti versano alla Telecom, pur non venedo usati.
Il motivo? A spiegarlo è lo stesso dott. Capece, ricordando che a contratto ormai stipulato durante la sperimentazione, un detenuto era riuscito a sfuggire al controllo del braccialetto. Questo episodio ha fatto sì che i magistrati non si fidassero più della sua applicazione, e da allora nessuno ne è ricorso. In Europa, invece, il braccialetto funziona benissimo: in Gran Bretagna e in Francia è usato su circa 13 mila detenuti.
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