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Riportiamo alcuni titoli, articoli ed agenzie di stampa:
CORRIERE DELLA SERA - 19 agosto 2009
FIAMME A SOLLICCIANO, PROTESTE NELLE CARCERI ITALIANE
Sovraffollamento. Da Como a Perugia, i detenuti denunciano condizioni di vita al limite e il troppo caldo
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LA REPUBBLICA - 19 agosto 2009
TENSIONE NELLE CARCERI ITALIANE DETENUTI IN RIVOLTA PER CIBO E CALDO
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LA NAZIONE - 19 agosto 2009
Stoviglie contro le sbarre
La protesta dei detenuti
Piatte e pentole sbattono tre volte al giorno contro le sbarre delle finestre. Non hanno altro sistema i detenuti della Dogaia per attirare l’attenzione su un carcere sovraffollato al limite dell’invivibilità. "Siamo 700 e dovremmo essere 400 al massimo. La città ci aiuti"
LA NAZIONE
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LA REPUBBLICA - FIRENZE - 19 agosto 2009
Sollicciano, protesta dei detenuti. "Vogliamo la libertà"
E' durata un paio di ore la protesta ripartita ieri, intorno alle 22, dei detenuti del carcere fiorentino di Sollicciano, che hanno iniziato a sbattere oggetti contro le sbarre. Già nel corso della notte e della mattinata precedente, i carcerati avevano dato vita a iniziative simili: le contestazioni riguardano anche la cattiva qualità del vitto.
Le proteste coinvolgono i detenuti comuni o in attesa di giudizio del reparto giudiziario; quelle della notte scorsa sono state meno vigorose rispetto alla notte precedente, quando dalle finestre erano state lanciate lenzuola e coperte incendiate.
Per oggi è in programma un incontro fra il direttore della struttura, Oreste Cacurri, e la commissione dei detenuti.
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AGI) - Como, 17 ago. - Non si placa la rivolta che dal giorno di Ferragosto sta interessando tre delle sei sezioni del carcere 'Bassone' di Como dove i detenuti stanno protestando contro la carenza di spazi che porta la struttura carceraria tra le maggiormente sovraffollate della Lombardia. I detenuti, secondo fonti non confermate ufficialmente, proseguono a battere sulle sbarre delle celle usando qualsiasi oggetto disponibile. La tensione e' alta e gia' qualche giorno fa un agente ha riportato lievi contusioni dopo essere scivolato a terra davanti alle celle dove i detenuti avevano gettato acqua e sapone, proprio per rendere difficile l'ingresso del personale di sorveglianza. La protesta, iniziata sabato pomeriggio, coinvolgerebbe almeno 250 detenuti, quasi la meta' di quelli che attualmente ci sono nella struttura di Albate.
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17-08-09 CARCERI: UIL PA, IN ATTO GRAVI DISORDINI NEL PENITENZIARIO DI COMO
(ASCA) - Roma, 17 ago - ''Da ormai tre giorni e' in corso al carcere di Como una rumorosa protesta che nelle ultime ore fa fatto registrare una evoluzione anche piuttosto violenta.
Dalla semplice battitura delle vettovaglie sui cancelli e sulle grate si e' passati a far esplodere i neon delle celle con le bombolette di gas che hanno in dotazione i detenuti.
Nel tentativo di provocare corto circuiti, poi gli stessi vengono inondati con acqua''. A darne notizia Angelo Urso, componente della Segreteria Nazionale della UIL PA Penitenziari.
''Voglio auspicare che la protesta di Como abbia presto a rientrare e soprattutto non produca un effetto emulativo. Una deriva violenta delle proteste proprio nel momento in cui la politica e la societa' stanno prendendo consapevolezza del problema penitenziario - prosegue il Segretario Nazionale - precluderebbe ad ogni possibile confronto e quindi ad ogni possibile soluzione. La situazione di Como, pur allarmante, per ora e' tenuta sotto controllo. In mattinata anche dirigenti del Provveditorato di Milano si sono recati sul posto per verificare la situazione. In ogni caso non si puo' non far rilevare come presso l'istituto comasco da circa tre anni non sia stato ancora assegnato un Dirigente titolare , nonostante la UIL non abbia mancato di denunciare tale anomala situazione. Nelle criticita' organizzative, ampliate dal sovrappopolamento e dalla vetusta' della struttura, la mancata assegnazione di un Dirigente titolare non puo' che favorire e alimentare le tensioni ''.
Gia' nel marzo del 2007 a seguito di una visita Angelo Urso ebbe a redigere una durissima relazione nella quale denunciava ai vertici del DAP la situazione di degrado e abbandono in cui versava la Casa Circondariale di Como.
''Non ci risulta pero' - sottolinea oggi - che siano stati posti in essere interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria. Pertanto la fatiscenza e l'insalubrita' dei locali non puo' non aggravare le condizioni detentive che, poi, potrebbero essere alla base di queste proteste, benche' non si potra' mai giustificare la violenza su cose o persone. Pur non volendo strumentalizzare quanto sta accadendo a Como sarebbe da irresponsabili, comunque, non interpretare nella giusta maniera questi campanelli di allarme''.
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BLITZ QUOTIDIANO
Arezzo/ Protesta dei detenuti del carcere “San Benedetto”, lenzuola incendiate e pentole contro le sbarre
«É stata una manifestazione pacifica durante la quale i detenuti hanno gridato le loro richieste, ma non c’é stato nessun episodio di violenza e il fenomeno è rimasto circoscritto”.
Lo ha affermato Paolo Basco, direttore del carcere San Benedetto di Arezzo commentando una manifestazione di protesta dei detenuti avvenuta nella serata del 16 agosto.
I carcerati hanno sbattuto le pentole alle sbarre e gridando slogan come: «Libertà, indulto, siamo uomini anche noi». Alcuni di loro hanno incendiato lenzuola gettandoli fuori dalle finestre.
La manifestazione è quindi rientrata senza che si sia reso necessario l’intervento della forza pubblica. Alcuni esponenti politici si sono recati al carcere tra cui il consigliere della Regione Toscana Fabio Roggiolani (Verdi), che ha parlato di «protesta di vaste proporzioni come a mia memoria non se ne sono mai viste ad Arezzo. Le condizioni di sovraffollamento sono da tempo intollerabili e la protesta ne è un segno chiaro nonostante l’impegno delle guardie carcerarie e della direzione».
Nel carcere, secondo dati riferiti dai Radicali, ci sono attualmente 114 detenuti (di cui 74 stranieri), contro una capienza normale di 65 ed una «tollerata»di 91. Pochi gli agenti penitenziari: di 82 previsti in pianta organica, 62 quelli effettivamente in servizio.
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LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
TURI - La voce passa di cella in cella, una sorta di telefono senza fili che permette ai detenuti di fare corpo unico quando c’è da mostrare il disagio. La parola d’ordine è saltare un pasto; per rendere evidente questo «sciopero» il tam tam diventa assordante quando, per un’ora quasi, i detenuti sbattono i vassoi metallici contro le sbarre della cella. Una protesta che diventa snervante, che trasforma i tetri corridoi con pesanti cancelli, silenziosi e spettrali, in una cassa di risonanza che arriva ai timpani ed al cuore. Protestano perché il carcere è sovraffollato, protestano perché non ci sono condizioni minime di sopravvivenza civile, né attività rieducat ive.
La protesta è nel carcere di Bari Carrassi parte da lì, proprio qualche giorno prima che sulle case di reclusione si accendano i riflettori dell’iniziativa dei Radicali Italiani: «Ferragosto in carcere». «L’auspicio è rendere consapevoli coloro che hanno il potere legislativo, attraverso la conoscenza diretta della comunità penitenziaria, per essere così consapevolidelle difficoltà e dei bisogni», spiega Antonella Casu, segretaria dei Radicali Italiani. Di bisogni, di difficoltà ce ne sono tanti: i numeri sono impressionanti, più di 20mila detenuti oltre la capienza del sistema carcerario italiano, nonostante l’indulto.
In Puglia è come nel resto d’Italia: a Turi, tanto per fare un esempio, la struttura avrebbe una capienza di 112, con una tolleranza che arriva a 150. Altra questione, ugualmente spinosa, ugualmente tesa è legata al personale: la dotazione organica degli agenti di polizia penitenziaria risale al decreto ministeriale del 2001. Dei 128 agenti in servizio a Turi, le unità effettivamente dedicate alla turnazione ordinaria che attualmente svolgono un turno di 8 ore, al posto delle sei previste per le 24ore, sono poco più della metà.
E a Turi sono stati in visita, per Ferragosto, Pierfelice Zazzera, coordinatore regionale dell’Italia dei valori, accompagnato dal consigliere regionale Giacomo Olivieri. Più di 50 unità lavorative, nel carcere di Turi, sono fuori dai turni tra distaccati presso altre sedi (una decina), agenti in aspettativa (un’altra decina), agenti che per cause di servizio usufruiscono dei benefici della legge 104 e agenti distaccati al nucleo traduzioni, quelli che effettuano gli spostamenti dei detenuti. Proprio le traduzioni costituiscono il problema più grande.
L’amministrazione carceraria elimina l’assistenza sanitaria interna e i detenuti vanno in carico alle asl di competenza: per ogni visita, per ogni controllo, per ogni esame diagnostico devono andare in ospedale, con relativo iter per la traduzione ad opera della polizia penitenziaria. I problemi sono di struttura, di personale, di fondi. Riguardano quasi tutte le carceri pugliesi, ci sono le eccezioni come quella di Spinazzola: capienza 68, detenuti reali 42. Una eccezione che si tenta di chiudere definitivamente. A Ferragosto si accendono i riflettori, per qualche ora, ma a fine i visita, quando i pesanti cancelli delle carceri si richiudono, l’universo carcerario diventa un lontano ricordo, fatto di mille storie. «Sono finito qui dentro – racconta un detenuto –perché ho sbagliato le scelte, le amicizie. Quando uscirò, non avrò il coraggio di tornare dalla mia famiglia. Spero solo di non aver rovinato irrimediabilmente la loro vita».
I riflettori si spengono, sperando che non si dimentichi del tutto la dignità di chi è detenuto e di chi lavora negli istituti. [d. men.>
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LA PROVINCIA DI COMO
Bassone, protestano i detenuti
Contuso un agente di polizia
Detenuti in protesta al carcere del Bassone
Una violenta protesta, che la polizia penitenziaria cataloga addirittura alla voce "rivolte", è in corso da sabato pomeriggio nel carcere comasco del Bassone.
I detenuti hanno iniziato a protestare nel pomeriggio di Ferragosto, prima limitandosi a battere contro le inferriate poi danneggiando i sistemi di illuminazione e facendo esplodere le bombolette del gas che alimentano i fornelli da campeggio in dotazione a ciascuna cella. La rivolta si sarebbe scatenata, per motivi ancora non del tutto chiari (ma probabilmente legati al cronico sovraffollamento della struttura) all’interno della seconda sezione, dove in mattinata, a causa del fumo determinato dalle esplosioni, la visibilità era ridotta praticamente a zero. Un agente di polizia penitenziaria è stato medicato per le contusioni riportate cadendo sul pavimento di fronte alle celle, dove i detenuti avevano gettato acqua e sapone in abbondanza, proprio per rendere quasi impossibile l’ingresso del personale di sorveglianza.
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