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CORRIERE DELLA SERA - 13 agosto 2009
Il cappellano del carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso, don Sandro Spriano, ha scritto una lettera a Benedetto XVI per denunciare il degrado in cui vivono i 1.600 detenuti e invitare il Papa a celebrare nel penitenziario la messa di Ferragosto. Una visita necessaria, scrive il cappellano, per vedere «i corridoi e le stanze dove gli 'ospiti' trascorrono immobili almeno venti ore della loro giornata: quattro detenuti in celle per due, otto in celle da quattro». La lettera di don Spriano arriva alla vigilia della mobilitazione politica lanciata dai Radicali.
Più di 150 deputati, senatori, consiglieri regionali e garanti per i diritti dei detenuti parteciperanno a «Ferragosto in carcere», la mobilitazione che nelle giornate del 14, 15 e 16 agosto aprirà le porte dei 221 istituti penitenziari italiani. Secondo gli organizzatori, si tratta della visita ispettiva più imponente mai realizzata e produrrà dati aggiornati sulla sistema carcerario nazionale. I radicali hanno scritto anche al cardinale Angelo Bagnasco, presidente delle Cei, perchè inviti i vescovi a partecipare all'iniziativa.
A ROMA E IN TUTTA ITALIA - Nel Lazio la visita riguarderà il non solo le carceri romane, ma anche quelle di Cassino, Velletri (dove si recherà Paola Binetti, deputata Pd) e Rieti dove è previsto il giro del senatore del Pdl Angelo Maria Cingolani. «Accompagnerò Marianna Madia (deputata del Pd, ndr) a Regina Coeli e nel carcere minorile di Casal Del Marmo - spiega Rita Bernardini, la deputata Radicale che coordina l'iniziativa -. Faremo ulteriori verifiche su queste e sulle altre strutture del Lazio. La lettera di don Spriano fotografa perfettamente quello che avviene a Rebibbia. Forse nell'ultimo anno qualcosa è migliorato a Regina Coeli, ma il carcere è vecchio e restano ancora mille problemi da risolvere».
La visita ispettiva riguarderà tutta Italia, dal Nord al Sud. Tra i personaggi eccellenti che passeranno il Ferragosto in carcere spiccano i nomi dell'europarlamentare Rita Borsellino che visiterà il carcere di Favignana e Trapani, il suo collega Pancho Pardi (Italia dei Valori) a Grosseto e Benedetto Della Vedova (deputato Pdl) che andrà a Fossombrone, in provincia di Pesaro Urbino. Emma Bonino, invece, andrà nel penitenziario dell'Isola di Gorgona.
«Con questa visita tutti potranno rendersi contro dei problemi del sistema carcerario - aggiunge la Bernardini - e conoscere direttamente il difficile lavoro quotidiano di direttori, agenti, medici, psicologi, educatori e detenuti. Spero che da questa ricognizione venga fuori un grande discussione politica e delle soluzioni concrete».
CONTRO IL SOVRAFFOLAMENTO - L’iniziativa dei Radicali ha lo scopo di denunciare il sovraffollamento e le pessime condizioni di vita nei penitenziari, anche quelli destinati ai minori. Per tre giorni, quindi, deputati, senatori e consiglieri regionali di tutti gli schieramenti politici si uniranno alla «comunità penitenziaria» per una ricognizione approfondita di una realtà che registra oggi un numero mai visto prima: 64 mila esseri umani stipati in spazi che potrebbero ospitarne legalmente solo 43 mila.
«La politica si deve rendere conto di quello che succede dietro le sbarre - dice la Bernardini -. Strutture vecchie, fatiscenti e inadeguate dove vivono i più deboli: tossicodipendenti ed extracomunitari. Spero che da questa ricognizione venga fuori un dibattito parlamentare che impegni il governo a intervenire al più presto». In particolare, secondo la Bernardini, sono due le azioni urgenti da intraprendere: «In primo luogo favorire le pene alternative al carcere e gli arresti domiciliari laddove sia possibile - continua l'esponente Radicale -. E' poi necessario far uscire tutte le persone che in prigione non possono stare. Nel solo carcere di Cagliari ho trovato ben 150 persone con problemi psichiatrici, reclusi senza alcuna assistenza. Lo stesso vale per i sieropositivi, per chi ha altre infezioni che non sono assolutamente compatibili con le restrizioni del carcere». Nei primi sette mesi dell'anno, aggiunge la Bernardini, ci sono state nelle carceri italiane «quasi 100 morti, con 35 suicidi».
NESSUNA RIEDUCAZIONE - Ma la questione va al di là dei problemi sanitari: «Come dice don Spriano, queste persone vivono 20 ore chiuse in cella senza fare nulla. Niente corsi, nessuna rieducazione che gli permetta di non tornare a delinquere quando sono fuori - aggiunge la Bernardini- . Resta disatteso, purtroppo, l'articolo 27 della Costituzione secondo cui le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
L'ALLARME DEGLI PSICOLOGI - Alla vigilia della grande iniziativa dei Radicali, a lanciare l'allarme sulla situazione carceraria sono anche gli psicologi. «Nelle prigioni italiane non sono garantiti i livelli minimi di assistenza psicologica» spiega la Società italiana di psicologia penitenziaria (Sipp). «Il carcere nel nostro Paese è fabbrica di disagio psichico e devianza e non luogo di esecuzione della pena in vista della riabilitazione - dice Paola Giannelli, segretario della Sipp -. I 380 psicologi consulenti del sistema penitenziario, più i 19 assunti in ruolo, possono dedicare solo tre ore all'anno a ogni detenuto a causa del sovraffollamento».
Gli psicologi penitenziari ribadiscono poi la necessità di «dare un senso riabilitativo alla pena perchè si ridurrebbero il disagio psichico e i suicidi sempre più frequenti nelle prigioni, e si porrebbero le basi per l'adozione di pene alternative, permettendo di risolvere in parte il problema del sovraffollamento».
Carlotta De Leo
13 agosto 2009 |