06-04-2014
GUIDA AI DIRITTI ED AI DOVERI DEI DETENUTI SECONDA EDIZIONE: Nella sezione UTILITA' del sito è disponibile la seconda...
 
UN INGIUSTIFICATO E INAUDITO VOYEURISMO GIUDIZIARIO
BOSSETTI
 
Il video del colloquio in carcere tra il detenuto Massimo Giuseppe Bossetti e la moglie, trasmesso prima dal TG 24 di Sky, in esclusiva con molteplici repliche, e poi su tutte le altre reti, nonché siti internet, rappresenta l’ennesima violazione e violenza di uno Stato che non rispetta non solo i diritti, ma la dignità e i sentimenti di coloro che sono ristretti nelle sue carceri. Se la registrazione di un momento così intimo, poteva avere finalità investigative (e ci sarebbe comunque da valutare l’evidente necessità), non si comprendono la ragioni di una sua diffusione mediatica, spinta evidentemente da scopi di protagonismo, se non economici. E’ evidente che la messa in onda non può fornire alcun ulteriore contributo al conseguimento della verità, ma rappresenta solo voyeurismo giudiziario, che in un Paese civile non dovrebbe essere tollerato. Il giornalista che è riuscito ad avere il filmato riterrà di aver conseguito un ottimo risultato professionale. Si sarà sentito autore di un grande scoop, nella gara mediatica dove, in nome di un presunto dovere all’informazione, ogni pudore è quotidianamente calpestato. Colui che ha ceduto le immagini lo avrà fatto per gloria, riconoscenza, danaro ? Certo è che la rosa degli autori è molto ristretta. Non è da tutti avere la disponibilità di filmati girati in carcere. Entrambi, oggi, saranno fieri di quanto hanno ottenuto. Aver reso pubblico un atto d’indagine, coperto da segreto istruttorio: le immagini di un detenuto che, nel carcere, parla con sua moglie. Costoro sono i veri protagonisti della vita giudiziaria italiana. Vanno ad aggiungersi a tutti coloro che rendono possibile la messa in onda d’inaudite trasmissioni televisive su fatti di cronaca di rilevanza penale. Oggi il processo è residuale. Interessa sempre meno. Le indagini sono lente, devono tener conto di regole e formalità. I dibattimenti sono lunghi, complicati, anch’essi sottoposti a norme da rispettare. Insomma un andamento, che infastidisce, non al passo con i nostri tempi in cui conta il risultato immediato, costi quel che costi. Un vero e proprio imbarbarimento, dove la misura cautelare è la pena e il passaggio televisivo la sanzione accessoria.Non vi è rete che non abbia una trasmissione specializzata in fatti di cronaca giudiziaria. I filmati tratti dalle indagini in corso, a poche ore dai fatti, sono già pubblici. Le intercettazioni vengono ascoltate dallo spettatore se non in diretta, potremo dire in differita . Magistrati, Avvocati, Esperti, o presunti tali, sono pronti a commentare, subito dopo i fatti, dinanzi ad immagini o plastici del luogo del delitto, quanto avvenuto. In questo folle sistema mediatico-giudiziario, tra pochi giorni, uscirà in edicola la rivista “Quarto Grado”, generata dall’omonimo programma televisivo, i cui autori hanno deciso il titolo in un momento di umiltà, perché loro rappresentano, in realtà, il “primo”, mentre il “quarto” – finché esisterà e resisterà – oggi è la Cassazione. Il nuovo giornale sarà uno strumento indispensabile per conoscere in anteprima le attività d’indagine in corso. Se si è ritenuto di oltrepassare le mura di un carcere, di mettere in onda quanto avvenuto nella sala colloqui, di commentare e giudicare i dialoghi intimi e/o investigativi intercettati, abbiamo oltrepassato tutti i limiti immaginabili. Siamo oltre. Siamo in uno spazio senza regole, dove tutto è concesso e stiamo precipitando in un baratro d’inciviltà. Prima che sia troppo tardi, prima che la nostra cultura giuridica scompaia per sempre, si fermi questa macchina, definita, in maniera riduttiva, “del fango”, perché a breve saremo tutti travolti, senza alcuna possibilità di salvarci. Avv. Riccardo Polidoro Responsabile “Osservatorio Carcere” dell’Unione Camere Penali Italiane.